
«Quando si comincerà a parlare davvero del futuro del Murri?» chiedono i consiglieri del gruppo ’La città che vogliamo’
Quando si comincerà a parlare davvero del futuro del Murri? Se lo chiedono i consiglieri del gruppo La città che vogliamo, con il capogruppo Savino Febi che parla di forte preoccupazione: "La preoccupazione legittima viaggia nel più totale silenzio dell’Ast e della Regione. Tant’è che, nel sollecitare più volte la problematica quando eravamo in maggioranza, avevamo portato una mozione in consiglio per evidenziare l’importanza di un tema tanto fondamentale per città e territori. I cittadini dovrebbero riflettere sul fatto che, al consiglio comunale dello scorso 15 maggio, numerosi consiglieri di maggioranza hanno fatto mancare il numero legale alla mozione sulla legge194- IVG facendo altresì ‘saltare’ due successive importantissime mozioni: la prima sul ‘futuro del Murri’ firmata dalla maggioranza stessa; la seconda sullo ‘stato dell’arte del personale del Murri’ presentata da Cgil e firmata da noi, oltre che da forze di minoranza come Pd e 5 Stelle. Ritardare, con il giochetto di far saltare il numero legale, la discussione su temi quali sanità pubblica è cosa vergognosa che va a discapito di cittadini e cittadine".
I consiglieri, da poco fuoriusciti dalla maggioranza, tornano a chiedere un tavolo di discussione e propositivo sul futuro del Murri, del quartiere stesso oltre che dell’intera la città e territorio: "Chiediamo alle parti sociali, sindacati, lavoratori del settore, partiti e forze politiche interessate di aprire un dibattito sui possibili utilizzi del Murri: ‘cittadella sanitaria’; occupazione delle aule da parte dell’università di infermieristica; spostamento, al Murri, del punto prelievi di via Zeppilli che potrebbe diventare sede degli uffici della provincia, a loro volta restituiti ai poli scolastici. Tali proposte sono frutto di un confronto tra il gruppo ‘ La Città che Vogliamo’, forze politiche e soggetti con competenze nel settore: è arrivato il momento del dibattito anche attraverso un’assemblea pubblica. A Fermo, da tempo, infatti la partecipazione è stata dimenticata sostituita dalle decisioni di pochi nelle segrete stanze dei bottoni".