Fiere in crisi: anche Loriblù rinuncia al Micam

Pilotti: "I clienti vogliono essere seguiti con più tranquillità, meglio lo show room". Fabiani ci sarà "ma ero tentato di non andare"

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Si avvicina il Micam, fiera internazionale delle calzature in programma dal 18 al 20 settembre nei padiglioni della Fiera Milano che vedrà la partecipazione di circa 800 espositori. Un Micam che arriva dopo la pandemia, con una guerra in corso tra Russia e Ucraina, con i costi dei materiali lievitati cui si è aggiunto il caro energia e gas. E allora, esserci o non esserci, anche stavolta, al Micam? Alcune imprese hanno ‘mollato’ già da due, tre edizioni. La risposta che, ora, si è data la Loriblu è stata ‘No’, tant’è che lo stand dell’azienda di Porto Sant’Elpidio, dell’ex presidente di Assocalzaturifici, Annarita Pilotti non ci sarà. Ha riflettuto a lungo anche Marino Fabiani (dell’omonimo calzaturificio di Fermo) ma alla fine ha vinto il cuore sulla ragione per cui lui ci sarà. Due scelte opposte, nessuna delle due facile. In compenso, entrambe le imprese saranno a Mosca, all’Obuv (dal 16 al 19 ottobre). "Abbiamo partecipato al Micam per 40 anni, lo abbiamo fatto durante la pandemia ma i clienti che incontravamo in fiera preferivano venire in show room per cui tanto valeva puntare solo su quello" spiega la Pilotti. Una decisione non semplice, soprattutto per lei che, da presidente di Assocalzaturifici si era adoperata per un rilancio del Micam. "Non voglio parlare male della fiera, ma i clienti vogliono essere seguiti con più tranquillità e lo show room sta funzionando". Si vedrà se questo è un momentaneo arrivederci o un addio. "Sto facendo i prezzi del campionario da portare in fiera – ci dice Marino Fabiani -. Facciamo un articolo di nicchia, che costa come quello delle griffe, ma non è delle griffe. Se si presta attenzione a tutti i dettagli, per fare un bel prodotto, il costo diventa esageratamente alto. Se non lo fai, il prezzo cala ma la scarpa diventa un comune ‘contenitore per piedi’".

Al Micam, ci sarà. " E’ la quarta edizione che facciamo in piena emergenza, per un motivo o per un altro. Sono stato tentato di non andare – confida – ma a non farla mi faceva male al cuore. E’ una fiera internazionale. So già che di russi ne verranno pochi. Alcuni perché i costi sono alti, altri perché hanno un uso limitato della carta di credito. Chi veniva per qualche settimana, adesso ha un visto di appena quattro giorni. E allora, questi buyer ci dicono: ‘Ci vediamo a Mosca, all’Obuv’". E, sanguigno com’è, Fabiani non la manda a dire: "Quando, abbiamo partecipato all’Obuv di primavera da ‘abusivi’, i politici si sono tutti schierati al nostro fianco. Beh, non si è visto più nessuno. Nessuno – scandisce con forza -, siamo stati abbandonati". Le sanzioni ci sono ancora "ma il brutto è che anziché toglierne qualcuna, le stanno aumentando. E’ un metodo assolutamente sbagliato. Ma così facendo si distrugge il popolo, non lo si aiuta".

Marisa Colibazzi