FABIO CASTORI
Cronaca

Fiumi di droga dall’estero: nessun colpevole

Alla sbarra 24 persone. L’accusa aveva chiesto 150 anni totali di condanna, ma per i giudici sono innocenti. Soddisfatti i difensori

di Fabio Castori

La pubblica accusa aveva chiesto 150 anni di carcere complessivi per le 24 persone finite alla sbarra per processo alla presunta organizzazione che era accusata di aver importato quintali di droga dall’Albania e dall’Olanda e di avere il quartier generale nel Fermano. I giudici del Collegio penale del tribunale di Fermo hanno invece accolto la tesi degli avvocati difensori, che avevano chiesto l’assoluzione. E così assoluzione è stata. Assoluzione con formula piena, perché il fatto non sussiste, per tutti gli imputati: Eduard Hajdari, 41 anni Leonard Hajdari, 40 anni, entrambi albanesi domiciliati a Porto Sant’Elpidio; Jetmir Mushaj, 36 anni, albanese domiciliato a Porto Sant’Elpidio; Giuseppina Gaetani, 67 anni, di Porto Sant’Elpidio; Rigles Sinanis, 36 anni, albanese, domiciliato a Fermo; Tomorr Cela, 64 anni, albanese domiciliato a Fermo; Alban Toja, 38 anni, albanese domiciliato a Monte Urano; Vincenzo Moscatiello, 63 anni, di Fermo; Luca Zanna, 48 anni, di Roseto degli Abruzzi; Marco Brillantini, 59 anni, di Porto San Giorgio; Luisa Lanzavecchia, 49 anni di Porto sant’Elpidio, Dante Di Rocco, 57 anni di Giulianova; Dashamir Gjepali 46 anni, albanese domiciliato a Porto Sant’Elpidio; Arlind Rachidi, 36 anni, albanese domiciliato a Fermo; Sara Trabucco, 38 anni, di Castiglione Messer Raimondo; Andrea Gianforte, 36 anni, di Castiglione Messer Raimondo; Katiuscia Nossardi, 39 anni, di Giulianova; Vinicio Vallorani, 41 anni, di Montalto.

Soddisfatti all’uscita dall’aula gli avvocati difensori Maurizio Cacaci, Giovanni Galeota, Paolo Rossi, Luciano Pacini, Antonio Crisanti, Massimo Pistelli, Patrizia Monaldi, Marco Tomassini. L’operazione era stata denominata "Shqiptar", che nello slang del sud dei Balcani significa "albanese". Un nome scelto non a caso, visto che a capo della "cupola" ci sarebbe stati quattro pericolosi malviventi della mafia albanese, tutti difesi dall’avvocato Cacaci. I presunti componenti del sodalizio criminale erano stati chiamati a rispondere delle imputazioni di traffico di stupefacenti in concorso. Il blitz, coordinato dalla Direzione centrale per i servizi antidroga del Ministero dell’Interno, era scattato all’alba del 23 novembre 2011 in diverse regioni italiane.

Un’azione, pianificata da giorni, che aveva permesso di mettere a segno contemporaneamente 25 perquisizioni nei comprensori territoriali di Fermo, Pedaso, Porto San Giorgio, Porto Sant’Elpidio, Monte Urano, Ascoli Piceno, Camerino, Mentana, Sulmona, Castiglione Messer Raimondo, Giulianova, Castelfiorentino e Roseto degli Abruzzi. Erano state 20 le persone colpite da custodia cautelare in carcere e quattro quelle denunciate. L’impulso iniziale che aveva determinato l’avvio delle indagini, coordinate dal Procura di Fermo, era stata l’attenzione investigativa rivolta all’inizio del 2010 verso un italiano che, per conto di cittadini albanesi residenti lungo il litorale del Fermano, effettuava periodici trasferimenti verso località del nord Italia, per rifornirsi di ingenti quantitativi di cocaina, nell’ordine di diversi chilogrammi, da destinare ai mercati locali.