FABIO CASTORI
Cronaca

Frodi informatiche per 280 mila euro, sgominata organizzazione con base a Fermo

Operazione dei carabinieri della sezione Cyber Investigation: in manette un fermano di origini campane per associazione a delinquere. Denunciate altre 4 persone per lo stesso reato. La banda utilizzava la tecnica dello smishing per procurarsi i dati bancari e svuotare i conti dei malcapitati

Truffa informatica

Fermo, 7 ottobre 2023 - Aveva la base operativa a Fermo, ma con la complicità di altre quattro persone aveva messo a segno frodi informatiche in tutta Italia riuscendo a carpire, con la tecnica dello 'smishing', dati sensibili di conti correnti da cui preleva denaro. È quanto scoperto dai carabinieri della sezione Cyber Investigation di Roma che hanno individuato un’associazione a delinquere che operava tra Fermo, Napoli e la capitale.

In manette è finito l’uomo di origini campane che da tempo vive nel Fermano e che è stato colpito da un provvedimento di misura cautelare in carcere emesso dal gip di Ancona. Altre quattro persone, tre di Torre Annunziata e una di Roma, sono state denunciate invece a piede libero. Contestualmente sono state eseguite perquisizioni personali, domiciliari e informatiche nei confronti di altre quattro persone indiziate di essere appartenenti al sodalizio. Le indagini sono state avviate a seguito della denuncia presentata da un romano, a cui erano stati asportati circa 27mila euro dal conto corrente.

Le successive indagini, condotte dai carabinieri della sezione Cyber Investigation del Nucleo investigativo di Roma e coordinate dalla Procura della Repubblica di Ancona, attraverso sofisticate tecniche di digital forensics, hanno consentito di ricostruire la tecnica criminale utilizzata del sodalizio e individuarne i componenti.

L’organizzazione operava inviando tramite sms comunicazioni alle loro vittime, spesso scelte in maniera casuale, facendo credere che arrivassero dai rispettivi istituti di credito, e con le quali venivano invitate ad accedere al proprio conto online, contattandole telefonicamente e fingendosi operatori bancari. Una volta carpite le credenziali di accesso, veniva prelevato dai conti il denaro riversandolo su conti correnti intestati a persone compiacenti, a cui poi veniva lasciata una percentuale (solitamente circa il 15%) del maltolto, come rimborso per il “disturbo”. Le indagini hanno consentito di accertare, finora, almeno 19 reati - commessi in tutta Italia - per un totale stimato in almeno 280mila euro.