Giovanni Battista Cascone, chi era la vittima dell'esplosione al distributore di benzina

Sconcerto tra i familiari e gli amici del giovane morto a Monte Urano. I sindacati alla carica: "Inaccettabile. Fare chiarezza subito"

Giovanni Battista Cascone aveva 29 anni ed era operaio dell'azienda Mds srl

Giovanni Battista Cascone aveva 29 anni ed era operaio dell'azienda Mds srl

Fermo, 21 novembre 2019 - Non si danno pace. Nessuno trova risposte dopo la tragica morte di ‘Giovà’. Con questo soprannome era conosciuto da tante persone in città. Perché nonostante fosse originario di Gragnano di Napoli, a Falconara era come se ci fosse nato. E di fatto ci è cresciuto. Infatti si era trasferito qua da piccolino assieme alla sua famiglia, in queste ore raccolta nel dolore dopo l’evento raccapricciante. Una famiglia di grandi lavoratori. Lui, papà e mamma, e due sorelle, Rita e Lucia. «Unita come poche», stando alle testimonianze di chi li conosce da vicino. E che oggi è costretta a piangere il proprio figlio scomparso per delle circostanze ancora al vaglio degli inquirenti, a fronte della maledetta esplosione presso il distributore di benzina a Monte Urano. Giovanni Battista Cascone, dopo le scuole dell’obbligo, si era messo a lavorare sin da subito.

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Aveva una passione grande per quello che faceva ed era operaio dell’azienda MDS s.r.l., in via dell’Industria. Si occupava di manutenzioni. In quella stazione di servizio monturanense, lungo la provinciale Mezzina, c’era stato tante altre volte. Purtroppo l’ultima è stata fatale. Appresa la straziante notizia sui social si sono riversati i pensieri degli amici di sempre, di chi lo apprezzato o di, comunque, lo aveva conosciuto nei suoi 29 anni di vita. La sua bacheca è una fucina di commenti di gente straziata e disperata per quanto accaduto. In passato, a Falconara, aveva frequentato fino a 4 anni fa il vecchio centro sociale Kontatto.

Negli ultimi tempi non era più un attivista diretto del gruppo Falkatraz, ma con i militanti ci si vedeva spesso. «Non abbiamo molte parole – ha scritto lo stesso Falkatraz su Facebook -. Per diversi anni sei stato una presenza costante, importante, a volte anche controversa al centro sociale, ci sono stati momenti belli condivisi insieme ma anche scontri, come in tutti i rapporti veri e sinceri. Sicuramente una cosa che ti ha sempre contraddistinto era la passione che avevi per il tuo lavoro e la voglia di fare, costruire, ideare, lavorare, sempre. Ed è per noi incredibile come quello stesso lavoro per cui hai dato la vita, la tua vita se la sia proprio presa e te l’abbia strappata dalle mani, così giovane. A 29 anni, in Italia, ancora si muore sul lavoro. Oggi non abbiamo molte parole, vogliamo però salutarti con affetto e mandare un enorme abbraccio a tutta la tua famiglia. Che la terra ti sia lieve. Ciao Giovà».

Sulla sua morte sono arrivati ieri anche gli interventi di Fiom Marche e Cgil di Fermo, quest’ultima tramite il segretario Alessandro De Grazia, increduli e indignati per l’ennesimo evento luttuoso sul lavoro. Parole dure, quelle espresse dai sindacati. Una situazione definita «inaccettabile e sulla quale va fatta luce», auspicando che si garantisca, «con i giusti investimenti, sicurezza ad operai e dipendenti di qualsiasi territorio».