"Hanno sentito il vuoto della solitudine"

‘Mondo MInore’ ha seguito i ragazzi della Da Vinci Ungaretti: "Abbiamo offerto loro contatti e socialità, evitando che si smarrissero"

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Doveva essere una breve esperienza, uno spazio dedicato agli adolescenti, per riempire il tempo di chi presentava qualche difficoltà a scuola. È diventato un mondo vero quello di The tube, realtà educativa territoriale promossa dall’associazione Mondo Minore Onlus della Comunità di Capodarco di Fermo, nell’ambito del progetto "No Neet", nato per prevenire l’abbandono scolastico e finito dentro la bufera della pandemia. Chiara Attorre, psicologa e referente del centro, racconta di tante storie di disagio arrivate qui, della necessità che si respira di avere un punto di riferimento, soprattutto per la fascia di età dagli 11 ai 16 anni: "Per questo abbiamo costruito un accordo con la scuola media Da Vinci Ungaretti, per organizzare spazi pomeridiani che siano da guida per l’organizzazione dei compiti, ma anche da ascolto. È venuto fuori un momento dedicato a quasi 30 ragazzi che si sono spesi con entusiasmo e con convinzione, segno che c’è grande necessità di vivere del tempo insieme, tra coetanei, con l’aiuto di operatori responsabili e preparati".

Il centro ha gestito anche tutte le difficoltà della Dad e poi del rientro a scuola: "I nostri sono ragazzi sul filo del rasoio, molti di loro con la didattica a distanza hanno mollato - prosegue Attorree -. Ci hanno raccontato che spesso saltavano la prima ora o la seguivano dal letto, perché non riuscivano ad alzarsi. Le ragazze, in particolare, ci dicevano che la mattina non si truccavano più, non si facevano belle: non andare a scuola stava facendo venir meno la cura del sé". Il centro ha aperto anche uno spazio per seguire le lezioni dal computer, proprio per placare la ’fame’ di socialità dei ragazzi: "Abbiamo scoperto che trascorrevano ore connessi con tutte le parti del mondo, ci siamo trovati davanti agli occhi dei varchi di rischio che i genitori non conoscevano. Li abbiamo allora aiutati a valorizzare le ore della mattina e a programmare quelle del pomeriggio".

Chiara Attorre spiega che gli studenti raccontano la Dad come un’esperienza strana, chi è al primo superiore non conosce i compagni, il tempo non passa mai e con un click si possono saltare interrogazioni, compiti, correzioni, domande a sorpresa, e anche intere lezioni: "Soprattutto hanno sentito il vuoto della solitudine, ci abbiamo lavorato tanto, a scuola non sono migliorati granché ma almeno hanno recuperato il senso di responsabilità, la voglia di sentirsi vitali e partecipi, di aspettare un tempo migliore", conclude Chiara Astorre.

a. m.