I calzaturieri e il Governo che verrà "La nostra urgenza? La manodopera"

Caro energia, guerra e pressione fiscale angosciano tutti e anche gli imprenditori del Fermano. Ma il vero problema resta la mancanza di operai: "E il reddito di cittadinanza in questo non aiuta"

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Tanti i problemi con cui si confrontano i calzaturieri fermani e che vorrebbero finissero nell’agenda del prossimo governo: pressione fiscale, reddito di cittadinanza da rivedere o eliminare, incentivi per avvicinare i giovani alle fabbriche. "Ma, soprattutto, guardando la situazione nel suo complesso, serve un’unica linea guida" suggerisce Simone Del Gatto (calzaturificio Giovanni Conti, Montegranaro). "Ci muoviamo sempre come cani sciolti, procedendo in ordine sparso, ognuno per contro proprio. Serve qualcosa che ci faccia emergere tutti insieme, che la Regione racconti al mondo che qui si fanno le scarpe, che lo faccia con un brand, o uno slogan o non so cos’altro per farci sentire con un’unica voce" spiega Del Gatto reduce dal Micam dove, con Michele Millevolte, ha portato la collezione Mitch e Simon, calzature dark in versione ‘lui’ e ‘lei’, diverse e lontane dalle linee classiche della tradizione aziendale. C’era anche Andrea Vecchiola (Fessura, Montegranaro), dove "c’è stato più movimento, anche internazionale, in una fiera che s’ha da fare. Ma alla politica va chiesta una maggiore detassazione, indispensabile per avere un’azienda con un regime fiscale più umano. La stessa Iva, essendo una partita di giro, perché deve essere così alta?".

Il problema dei problemi per tutti, resta la carenza delle maestranze. Su questo fronte, urgono interventi. "Di lavoro ne abbiamo sempre – dicono Ernesto e Nicola Paccapelo (calzaturificio Ernesto Dolani, Sant’Elpidio a Mare) – siamo stati sempre puntuali nelle consegne ma adesso abbiamo difficoltà a rispettarle perché mancano gli operai. Stiamo faticando a trovare personale. Vogliono tutti fare i magazzinieri ma nessuno che voglia imparare a lavorare in manovia dove, sarebbero pure ben pagati". "Bisogna spronare i ragazzi a tornare nelle fabbriche – afferma Cristina Cipolletti (Rosso Latino, scarpe da ballo, Sant’Elpidio a Mare) – perché dopo di noi, non ci sarà più nessuno a fare questo lavoro. C’è l’apprendistato, ma occorrono sovvenzioni che invoglino i giovani. E il reddito di cittadinanza non aiuta". Ne è convinto anche Mirco Carelli (calzaturificio Nazareno Carelli, Monte San Pietrangeli), tornato da Micam con nuovi clienti acquisiti e diverse commesse: "Al governo chiediamo di togliere il Reddito di Cittadinanza. Non si trovano più né tagliatori, né orlatrici e quei pochi rimasti, se hanno il Rdc, accettano di venire a lavorare a nero e alle loro condizioni. Il mondo sta ripartendo, abbiamo una quantità di scarpe ordinate ma non abbiamo personale per farle". Agli effetti del Rdc, si aggiungono gli aumenti dei materiali, come evidenzia Gioia Apolloni (Factory Lab, Porto Sant’Elpidio, che al Micam ha portato la nuova collezione di scarpe da donna del brand ‘Gioia.A’ insieme allo storico ‘4us’): "I listini prezzi dei materiali cambiano di mese in mese, per cui è difficile fissare i costi dei campionari". Il rischio di lavorare in perdita è reale considerate le oscillazioni di prezzi che intercorrono nel periodo (almeno 6 mesi) che passa dalla vendita, alla realizzazione della merce, alla consegna.

Marisa Colibazzi