
Un percorso di educazione civica reale, vissuto davvero imparando a capire come va il mondo. È l’esperienza che hanno avuto...
Un percorso di educazione civica reale, vissuto davvero imparando a capire come va il mondo. È l’esperienza che hanno avuto i ragazzi dell’indirizzo socio sanitario dell’istituto Urbani, la quarta e la quinta diurna e serale, che hanno avuto l’opportunità di capire com’è organizzata la casa di reclusione di Fermo, di ragionare sulle professionalità che lavorano all’interno, a partire dalla direzione, passando per l’area trattamentale e per la sicurezza con la Polizia Penitenziaria. Grazie al supporto della dirigente Laura D’Ignazi, dopo gli incontri con gli esperti in classe, i ragazzi hanno avuto l’opportunità di entrare nel carcere, a colloquio con i detenuti che fanno parte della redazione del giornale della casa di reclusione, L’Altra chiave news. Un’esperienza molto forte e importante che è stata condotta dalla direttrice Serena Stoico, col supporto dell’area trattamentale e della polizia penitenziaria, tanti i pensieri e gli spunti offerti dalla direttrice che ha ricordato ai ragazzi: "Quello che si fa tra queste mura è provare a ricostruire l’esistenza di persone che hanno sbagliato, che è quello che ci chiede la Costituzione. Siamo qui per garantire la loro sicurezza, la dignità, un percorso di consapevolezza che possa portarli a ripensare alle loro scelte. Il confronto con gli studenti è qualcosa di molto importante, da parte loro è un modo per restituire alla società qualcosa di quello che hanno tolto, provando a spiegare che certe strade sbagliate possono avere delle conseguenze molto importanti". La docente della scuola, Domitilla Nucci, presente in carcere con i colleghi Baglioni e Paradisi commenta: "Non è la prima volta che portiamo avanti un progetto così importante e significativo che per i nostri ragazzi vale come un’occasione di orientamento, per capire quali professioni possono costruire a partire dal nostro corso di studi, anche in ambito carcerario. E poi è un modo per prevenire possibili scelte sbagliate, per far capire loro che ogni azione ha una conseguenza. Cerchiamo anche di abbattere i muri del pregiudizio, mettendoci nei panni di chi ha sbagliato, immaginando che potremmo essere noi stessi a subire le conseguenze di occasioni sbagliate. Quello che viviamo ogni anno, spiega ancora la docente, non è solo un progetto scolastico, è una lezione di umanità che ha insegnato a guardare oltre la superficie, a sospendere il giudizio, ad ascoltare prima di condannare, perché il carcere è un luogo di pena ma anche di possibilità".