Il calzaturiero non si ferma, export in crescita

Nonostante la guerra, il distretto di Fermo fa registrare nei primi tre mesi del 2022 un incremento delle vendite oltre confine del +16,6%

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Aumentano le esportazioni di calzature dal distretto del fermano, ma non dissolvono i timori degli operatori per il prossimi mesi. Il distretto calzaturiero di Fermo fa registrare un buon risultato, nei primi tre mesi del 2022 con un incremento delle vendite di calzature oltre confine del +16,6% mantenendo la quarta posizione come provincia esportatrice alle spalle di Firenze, Milano e Treviso. Un dato che, secondo gli analisti, è destinato a una frenata nei trimestri successivi, stante la forte esposizione degli operatori di questo distretto sul mercato russo. A livello generale l’industria calzaturiera italiana consolida il recupero avviato l’anno scorso, segnando nel primo trimestre del 2022 una crescita sia dell’export (+21,4% a valore) sia della spesa delle famiglie (+20,6%). È la fotografia del settore scattata dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici, presentata in occasione dell’assemblea nazionale dell’associazione assieme ai consuntivi per il 2021, un anno che ha visto il fatturato complessivo del comparto tornare a 12,7 miliardi di euro (+18,7%, ma ancora al di sotto dell’11% rispetto ai 14,3 miliardi del 2019 pre-Covid) e la produzione nazionale a 148,8 milioni di paia (+13,8%).

Nella prima frazione del 2022, fatturato, produzione industriale, export e consumi interni hanno registrato crescite a doppia cifra sull’analogo periodo del 2021. Ciò ha favorito, sul fronte occupazionale, un primo allentamento delle tensioni: malgrado sia proseguito il calo delle imprese attive, a fine marzo è emersa un’inversione di tendenza nel numero di occupati, con un timido rimbalzo rispetto al dicembre scorso . Il ritorno a ritmi di attività meno penalizzanti rispetto a quelli dei mesi di pandemia ha indotto anche un forte ridimensionamento nel ricorso agli ammortizzatori sociali se raffrontato con quello di gennaio-maggio 2019.

Uno scenario che presenta però qualche incertezza per il futuro e obbliga a una certa prudenza come spiega Siro Badon, Presidente di Assocalzaturifici: "Il progressivo recupero che stava riportando le aziende del settore ai livelli pre-pandemici (quasi due imprese su tre hanno chiuso il 2021 con fatturato ancora inferiore a quello 2019) ha dovuto però fare i conti, da fine febbraio, con lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, e con il conseguente crollo, a partire da marzo, dei flussi a loro diretti (-52% in valore nel bimestre marzo-aprile le vendite ai due mercati).

Particolarmente colpiti, ovviamente, sono stati i distretti calzaturieri tradizionalmente esposti in queste aree in primis quelli marchigiani e romagnoli, che hanno registrato l’annullamento delle spedizioni di merce in consegna e degli ordinativi in portafoglio. Agli eventi bellici si sommano poi il problema dell’impennata dei costi energetici e l’assenza di riduzioni significative nei prezzi delle materie prime, da molti mesi su livelli decisamente elevati, oltre al timore di una recrudescenza delle varianti del virus" conclude Siro Badon.

Vittorio Bellagamba