
Educare come forma di amore, fornendo regole e accompagnando i giovani alla scoperta della loro vocazione. È quello che ci...
Educare come forma di amore, fornendo regole e accompagnando i giovani alla scoperta della loro vocazione. È quello che ci si propone al Convitto Montani, una realtà che vanta 165 anni di storia e che continua a cogliere le sfide del futuro. Un tempo complesso quello che vive il convitto, circa 150 gli studenti, tra convittori e semiconvittori, oggi sistemati nella sede provvisoria di Santa Petronilla. La dirigente dell’istituto, Stefania Scatasta, ha voluto dedicare al convitto un momento di riflessione, alla presenza dei giovani ospiti ma anche degli studenti del liceo delle scienze umane e dell’Ipsia Ricci, per capire proprio le prospettive che l’accoglienza di un convitto storico come quello fermano può offrire: "Oggi la nostra sede è interessata da lavori importanti, di certo la nostra storica sede ci manca ma continuiamo a lavorare nell’interesse dei ragazzi. Ciascuno di loro ha un progetto di vita e di studio che noi sosteniamo, con gli educatori e uno staff di altissimo livello. La strategia per i semiconvittori consente loro di restare a pranzo, di studiare con gli altri, di vivere momenti di socialità e di incontro che li aiutano a crescere in serenità".
Il sindaco Paolo Calcinaro ha sottolineato il valore della presenza di un convitto in città, pensando al futuro: "E’ chiaro che se i lavori si protrarranno ancora a lungo bisognerà trovare una reale alternativa ad una realtà che ha bisogno di vivere nel cuore della città. Stiamo aprendo la discussione sul destino del vecchio Murri che presto potrebbe liberarsi per l’apertura del nuovo ospedale. Potremo vedere anche di ragionare sul convitto che ha bisogno di stabilità e di possibilità". Il presidente degli ex allievi del Montani, Carlo Labbrozzi ha ricordato gli anni in cui a Fermo erano tanti i convitti, con quello del Montani, al collegio Fontevecchia, al Bambin Gesù, ai ferrovieri e alla pubblica sicurezza, per un totale di circa 3 mila studenti a vivere la città: "Oltre questo circa cento famiglie aprivano le loro porte agli studenti del Montani che venivano da fuori, dalla Sicilia perfino, per costruire qui il loro futuro. Un modello che è cambiato nel tempo e che di fatto consente di cogliere le sfide della crescita di questi ragazzi, di dare loro una personalità forte e unitaria, capace di futuro". E’ stato poi Dario Eugenio Nicoli, docente incaricato di Sociologia economica, del lavoro e dell’organizzazione presso l’Università Cattolica di Brescia, a spiegare il metodo e lo stile di gestione di un convitto che deve affrontare uno dei veri problemi dell’adolescenza e cioè la solitudine: "L’io da solo si perde. Educare attraverso le regole e nella condivisione è qualcosa che va oltre lo star soli, che costruisce un noi al posto dell’io. Compito degli educatori è accendere una luce, che porti alla passione e alla vocazione di ciascuno". Nel pomeriggio ancora storie e volti di convittori, di ieri e di oggi, con il coordinatore dell’istituto fermano, Andrea Brutti, a portare avanti il compito più bello e difficile di tutti, quello di accompagnare nella crescita gli adulti di domani.
Angelica Malvatani