Insegnare con le parole e l’azione

Migration

di don Giordano

Trapasso*

I n secondo luogo l’insegnamento di Gesù ha un cuore di misericordia. Gli scribi e i farisei conducono da Lui una donna sorpresa in flagrante adulterio. L’imputata iniziale è la donna, ma il vero imputato da giudicare, in questo caso, è Gesù. Per questi scribi e farisei esiste solo la legge da applicare, ma è irrilevante la persona che ha peccato, soprattutto perché donna. Fondamentale è l’iniziale silenzio di Gesù e quel misterioso gesto di scrivere col dito per terra, che resta un gesto misterioso. Più importante è il silenzio nel quale Gesù compie questo gesto. Tale silenzio è il provocatorio invito, per chi aveva già in mente la sentenza, a rientrare in sé stessi. Quando sono tentato di giudicare un’altra persona per il male o l’errore commessi, vale quanto ci ricorda il salmo: "il mio peccato mi sta sempre dinanzi". Posso vedere il mio peccato se ho il coraggio di rientrare in me stesso e ascoltare la mia coscienza. Per questo Gesù dice: "Chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra contro di lei". Dopo essere rientrati in se stessi, si riscoprono tutti indegni di eseguire quella sentenza. Bellissima è la scena con cui si conclude il brano, che ha ispirato Papa Francesco per la sua Lettera Apostolica ‘Misericordia et misera’. Rientrare in noi stessi significa ritrovarci nella stessa condizione della donna che non deve più temere per la sua vita, Gesù l’ha liberata dagli accusatori. Ma non basta il pericolo scampato per vivere, che è molto di più: è accogliere la misericordia di Dio nel nostro peccato ed aprirci ad una vita in cui misurare gli altri come siamo stati misurati in Cristo.

* Vicario per la Pastorale

e il clero