Jacopo Palombi, avanti con le indagini

Altidona, il giovane è morto in un campeggio mentre era a cena. Respinta la richiesta di archiviazione

I carabinieri (foto d'archivio)

I carabinieri (foto d'archivio)

Fermo, 21 maggio 2019 - Colpo di scena nelle indagini per il decesso di Jacopo Palombi, il 16enne romano morto il 20 agosto scorso in un campeggio di Altidona mentre stava cenando. Il gip del tribunale di Fermo, Maria Grazia Leopardi, ha respinto la richiesta di archiviazione e rimandato gli atti al pm per effettuare ulteriori accertamenti sulle cause e la dinamica della tragedia.

Secondo la Leopardi ci sarebbero troppe lacune nelle indagini, lacune che vanno colmate entro il termine di 90 giorni. Il fascicolo, era stato aperto in seguito al decesso del minore nel camping dove il 16enne, affetto da tetraparesi spastico distolica, epilessia e ritardo cognitivo grave, stava soggiornando da qualche giorno. Il ragazzo era stato affidato dai genitori, per una vacanza al mare, alla cooperativa Nuovi Orizzonti di Roma. Il 16enne era stato colpito da un malessere intorno alle 20,30, ma, nonostante il tempestivo intervento dei sanitari del 118, non c’era stato nulla da fare. La Procura aveva aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo e sulla salma era stata disposta la consulenza medico legale per accertare le cause della morte. Il 19 febbraio scorso il pm aveva depositato la richiesta di archiviazione.

Il legale della famiglia, l’avvocato Simona Svegliati, aveva a sua volta presentato opposizione, chiedendo una più completa e scrupolosa indagine per acquisire nuovi documenti e testimonianze: «Abbiamo chiesto alla magistratura di garantire una certezza da consegnare ai genitori, che hanno appreso con una telefonata della dottoressa del 118 la morte prematura del loro primogenito, al quale avevano regalato una vacanza al mare. Il gip ha ritenuto fondate le nostre richieste ed ha respinto l’archiviazione. Comunicare questa decisione ai genitori di Jacopo – aggiunge l’avvocato Svegliati – è stato emozionante e motivo di orgoglio. Il mio impegno nei loro confronti e della società non è ottenere una sentenza di condanna, ma di accertare cosa effettivamente sia successo quella sera, motivando su risultanze credibili le cause della morte di un ragazzo. Il dolore per la perdita del figlio non ha mai frenato la determinazione dei coniugi Palombi a dare una giustificazione razionale alla morte di Jacopo».