Addio Killby, soldato benefattore. Ha pagato gli studi a 800 marchigiani

Veterano inglese fu salvato da famiglie italiane e ricambiò il favore

James Keith Killb

James Keith Killb

Fermo, 13 settembre 2018 - James Keith Killby ricordava più di tutto la fame e la paura, poi l’euforia della libertà e il sollievo dell’aiuto ricevuto, l’abbraccio di una terra marchigiana che in quegli anni tutto toglieva ma che sapeva anche restituire tutto. Se n’è andato a 102 anni l’ex soldato inglese che nelle Marche, a Servigliano, aveva conosciuto la prigionia, la sofferenza, la paura di morire e poi il sapore dolce dell’aria buona e della generosità. Salvato dalle Marche e nelle Marche, ha donato gli studi a 800 marchigiani, per 30 anni.  Aveva poco più di vent’anni e combatteva, nel 1943, per la sua Inghilterra, dentro quella guerra mondiale che non ha risparmiato vite e cancellava speranze. Era in Libia quando è stato catturato, venne portato proprio nel campo di Servigliano dove la prigionia era dura, i tedeschi intransigenti, la morte a portata di mano. Con altri duemila soldati riuscì ad aprire il muro che divideva l’orrore dalla libertà, a fuggire per i campi, risalendo il fiume.    La salvezza arrivò nel paese di Monte San Martino, i contadini del luogo aprivano le porte delle loro case, rischiando la propria vita, senza chiedere documenti né nazionalità, solo per cercare la pace e la consolazione di giovani vite salvate. «Ero un giovane ufficiale – raccontava Killby – , Dopo l’armistizio, aprimmo una breccia nel muro del campo di Servigliano e ci dirigemmo verso il fiume. La salvezza? La trovammo nelle case dei contadini: ci sfamarono e ci nascosero, a rischio della vita. Che Dio li abbia in gloria. Eravamo disperati, dannati, col timore di essere ripresi dai tedeschi e uccisi. Nessuno potrà mai ripagare quelle famiglie di così tanta generosità».  Il campo di Servigliano oggi è un luogo della memoria, grazie all’associazione «Casa della memoria», nata proprio per non perdere le storie di quegli anni e per rendere onore alle famiglie marchigiane che avevano saputo accogliere. Kilby era tornato tante volte, a Monte San Martino ha ricevuto la cittadinanza onoraria, a Servigliano il premio Leone d’oro, assegnato alle personalità che sanno dare lustro al territorio.  Lui, nonostante gli anni che passavano, non aveva mai smesso di essere quel giovane inglese in divisa, in lotta per la libertà di tutti. Si è adoperato per recuperare pezzi di memoria, ovunque fossero, per ritrovare altri soldati salvati e soprattutto le famiglie di Servigliano e dei paesi vicino che avevano dato loro riparo.    A Londra ha fondato il Monte San Martino Trust, alimentato finanziariamente dalle famiglie degli ex soldati. Si tratta di una Fondazione che dal 1989 assegna borse di studio in Inghilterra a studenti del Fermano e del Maceratese di età compresa tra 18 e 25 anni. Un modo concreto per dire «Grazie» alle famiglie che salvarono, dopo l’armistizio, oltre duemila soldati alleati in fuga. In 30 anni sono state assegnate oltre 800 borse di studio: un’azione senza precedenti, a livello mondiale. Ottocento giovani marchigiani hanno potuto studiare inglese, per un mese, gratuitamente, in Inghilterra.    Nel 2003 Killby era di nuovo a Servigliano, a mostrare quel pezzo di muro che erano riusciti ad abbattere, per lasciare la prigionia, per tentare la sorte e salvarsi. Continuava a ripetere che non si doveva perdere la memoria, che la riconoscenza che si doveva alle famiglie marchigiane non poteva interrompersi, che quella fiamma che aveva alimentato il coraggio di tanto doveva restare viva. Chi salva un uomo salva il mondo intero, è stato detto, e Kilby lo sapeva bene e parlava di quelle famiglie di contadini, semplici, anche poveri negli anni duri della seconda guerra mondiale, pronti a dividere un piatto di minestra, ad aprire cantine e stalle, per nascondere ragazzi che nemmeno parlavano la loro lingua. Quando compì 100 anni, persino la Regina Elisabetta gli aveva fatto gli auguri. Lui si curava poco di questi onori, voleva parlare della gente comune che negli più duri aveva saputo ricoprirsi di eroismo o forse di quella normalità che stiamo perdendo oggi.