
La città ha reso omaggio alla memoria del militare Alfredo Beni con la deposizione di una corona d’alloro al monumento nella piazza a lui intitolata
A 48 anni di distanza dai tragici fatti di sangue dove perse la vita l’appuntato Alfredo Beni, decorato con la Medaglia d’Oro, i carabinieri del Comando provinciale unitamente all’amministrazione comunale di Porto San Giorgio e all’Associazione nazionale carabinieri, hanno reso omaggio alla memoria del militare con la deposizione di una corona d’alloro al monumento nella piazza a lui intitolata, seguita dalla benedizione di don Pietro Gervasio. Presenti alla cerimonia le autorità civili, militari e religiose. Presente anche il generale Medaglia d’Oro al valor militare, ora in congedo, Rosario Aiosa – all’epoca dei fatti comandante della Compagnia di Fermo, che rimase gravemente ferito nel corso del conflitto a fuoco con il Clan dei Catanesi – e il figlio dell’appuntato Beni, Filippo.
In un breve intervento, il sindaco Valerio Vesprini ha ricordato i tragici fatti del 1977, invitando le giovani generazioni a tenere viva la memoria dei caduti che con il loro sacrificio hanno contribuito al bene della collettività. Di sacrificio ha poi parlato anche il generale Conforti, che ha evidenziato la determinazione con la quale l’appuntato Beni affrontò quei drammatici eventi, soffermandosi con una breve ma intensa riflessione sul significato profondo del sacrifico dell’appuntato Beni e sottolineando che la sua urna non è vuota, ma colma di sentimenti, ricordi e amore, il medesimo amore che lo stesso ha donato per l’Italia.
Era la notte del 18 maggio 1977 quando, prima a Porto San Giorgio e, poco dopo, a Civitanova Marche, sei criminali, alcuni dei quali pluriomicidi ed evasi, alcuni appartenenti al cosiddetto Clan dei Cursoti, intercettati da militari delle Compagnie di Fermo e di Civitanova Marche, non esitarono a fare uso delle armi, per cercare di sottrarsi al controllo. Nel corso dei successivi e violentissimi conflitti a fuoco che ne derivarono, l’appuntato Beni e il maresciallo Sergio Piermanni, della Compagnia di Civitanova Marche, persero la vita mentre altri militari, tra cui l’allora capitano Aiosa, furono gravemente feriti. Dei sei malviventi, quattro restarono uccisi e due arrestati.