La mano di Papa Francesco posata sul capo di uno dei ragazzi ospiti dell’Istituto Mancinelli di Montelparo, è l’immagine con cui l’istituto ha salutato papa Francesco sui social, riproponendo lo scatto di qualche anno fa. Simbolo dell’affetto sincero e vicinanza ai più fragili e della grande sensibilità che papa Francesco ha sempre condiviso, il gruppo del Mancinelli porta nel cuore il ricordo dell’uomo e di quel senso di protezione umana e divina, intatto dal giorno dell’incontro. Un incontro non banale, quello tra il papa ed i ragazzi, dirigenti e personale assistente del Mancinelli, che interpreta quotidianamente quei principi di amore e vita, sempre divulgati e oggi lasciati in eredità, da papa Francesco. Il Mancinelli infatti, per quanto sia istituzionalmente una ‘struttura socio sanitaria residenziale riabilitativa per disabili’, di fatto è una famiglia, che si prende cura degli ospiti, con la certezza di chi sa che ‘curare’, vuol dire prima di tutto ‘amare’. Così, la mano di papa Francesco posata sul capo di un ragazzo fragile, diventa un invito a tutti, almeno a tentare di fare nella propria vita, la scelta di esserci e farsi prossimo. Questo è ciò che rende il Mancinelli, diretto da Emanuele Sassù e presieduto da Andrea Funari, una grande famiglia composta da 38 ragazzi con disabilità e 12 ospiti in residenza protetta, seguiti nel loro percorso da personale qualificato, altamente professionale e accomunato dalla stessa etica di vita. La dipartita del pontefice ed il saluto del Mancinelli custodito in uno scatto, lasciano spazio alla riflessione sulle tante, tantissime parole pronunciate in onore della morte di papa Francesco, a cui ieri il mondo intero ha dato l’estremo saluto. Quella cioè che rimanda alla sacralità della vita e al privilegio della condivisione autentica, vera, sudata, così potente da trasformare anche la morte, in un inno alla gratitudine. Ed è qui, che l’eredità di papa Francesco e l’opera del Mancinelli, si toccano.
Paola Pieragostini