La rabbia degli sportivi per la Superlega "Niente meritocrazia e piccole società uccise"

Tifosi e appassionati bocciano la scissione con l’Uefa di 12 di squadre di calcio: progetto cinico che guarda agli interessi solo di pochi club

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di Matteo Malaspina

Poco prima della mezzanotte di domenica, attraverso un comunicato, 12 squadre di calcio europee hanno annunciato di fatto la scissione con l’Uefa e la nascita della Superleague (Superlega), scatenando un terremoto gigantesco nel mondo del calcio. "Quella sporca dozzina", come sono state definite dal presidente Uefa Ceferin, sono i club che al mondo vantano circa l’80% dei tifosi: Real Madrid, Barcellona, Atletico Madrid, Juve, Inter,Milan, Man United, Man City, Chelsea, Arsenal, Tottenham e Liverpool. Uno scossone che ha creato reazioni dure da parte dei vertici del calcio europeo e mondiale ma anche da politici e opinionisti.

Di fatto, la Superleague è una lega privata che garantirebbe ai top club europei introiti importanti dal punto di vista economico, senza sottostare all’egemonia delle Federazioni e circoscritta a 20 club. Una sorta di "porto io il pallone e decido io chi gioca" che escluderebbe i club mediopiccoli e metterebbe fine al sistema piramidale del calcio fino ad oggi conosciuto. Nonostante la nascita di questa lega, il progetto non è ancora stato spiegato in maniera dettagliata, il che rende difficile ai tifosi crearsi un’opinione chiara. Sicuramente, il fronte delle persone che è contro questo nuovo format è ampio. Basta fare un giro per rendersene conto.

"Chi ama il calcio non può che bocciare questa competizione. Vero che ci saranno più partite di alta qualità ma gli upset sono una parte integrante del calcio – dice Andrea Pennacchia –. Basti pensare a Roma-Barcellona del 2018 o alla favolaLeicester. Togliere queste emozioni ai tifosi di squadre meno blasonate sarebbe come togliere loro la possibilità di sognare". Sulla stessa linea è Pierpaolo Paoloni che giudica "pericolosa" questa evoluzione del sistema calcio. "Andrebbe a pregiudicare la meritocrazia – sottolinea –. Se si toglie al calcio la dimensione del sogno, diventa uno strumento di diletto dei potenti".

Una delle accuse che più sono state mosse alla Superlega è quella di creare un sistema elitario. "Uccide le società piccole – dice Amedeo Concetti –. Bene lo sport privatizzato stile NBA, ma che abbia radici profonde con le Università, senza calpestare le Federazioni". "Il calcio rischia di perdere di credibilità", è invece l’idea di Leonardo Di Clemente che si schiera anche lui tra i contrari a questa iniziativa. Così come Kristel Talamonti: "Un progetto cinico che si basa sull’interesse personale di pochi club. Il calcio è come lo conosciamo noi, con competizioni aperte e meriti sportivi". Edoardo Pacini invece commenta il rischio, come minacciato dall’Uefa, che le squadre che prenderanno parte a questa lega non possano disputare i campionati nazionali.

"I singoli campionati nazionali – è il suo pensiero – sono affascinanti, con le loro particolarità e caratteristiche. Applicare il format NBA al sistema europeo è utopico". Valentina Sabelli, invece, cerca di vedere i pro e i contro della situazione: "Assisteremo a più partite di alto livello ma, se l’Uefa facesse un passo indietro e garantirebbe la presenza di questi club anche nelle loro competizioni, il rischio di giocare ogni tre giorni provocherebbe molti problemi agli atleti". Una mossa, dunque, che divide e senza dubbio fa discutere i tifosi e gli appassionati del mondo del calcio in generale.