Marilungo, delitto irrisolto Via al viaggio tra i cold case

Inizia oggi il nostro appuntamento sugli omicidi avvenuti nel Fermano. Queste le vicende per le quali non è ancora stato trovato un colpevole

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E’ un caldo pomeriggio quello del 28 aprile 2018 quando tre uomini suonano al campanello dell’impresa funebre Marilungo di Sant’Elpidio a Mare. Si presentano sostenendo di avere bisogno di un funerale per un loro parente, ma le vere intenzioni sono tutt’altre. Una volta dentro, minacciano uno dei proprietari, Stefano Marilungo, 65 anni, e gli intimano di consegnare loro tutto il denaro presente nella sede dell’azienda, che si trova al piano terra di una palazzina dove vivono i due fratelli titolari dell’impresa. Quando però l’uomo dice ai banditi di non avere soldi in cassa, si scatenata tutta la loro furia: lo picchiano con ferocia inaudita, quindi lo legano mani e piedi dietro la schiena e lo imbavagliano fino a farlo morire soffocato. Un atto di una brutalità inquietante, quello consumato in via Adige da una banda composta da tre uomini, che si limitano a portare via un misero bottino di 10 euro. Una rapina finita male o un delitto su commissione? Tutto accade intorno alle 16 quando gli assassini, che hanno studiato il piano nei minimi dettagli, si fanno aprire la porta dal più giovane dei fratelli, mentre l’altro, Sergio, di 72 anni, si trova nella sua abitazione all’ultimo piano. Dopo aver condotto Stefano nel piccolo ufficio dell’azienda lo colpiscono con calci e pugni. Poi lo legano con del nastro da pacchi, coprendo completamente il viso, fino a non farlo respirare. Nel frattempo Sergio, attirato dai rumori e dalle grida, scende al piano terra e, appena giunto alla fine delle scale, si trova di fronte i tre banditi.

Sergio ha ancora oggi impressi nella memoria quei tragici istanti: "L’ho visto morire davanti ai miei occhi senza che potessi fare nulla. L’hanno ammazzato senza pietà. Ad un certo punto ho sentito dei forti rumori e le grida, quindi sono sceso a vedere cosa stesse accadendo. Non ho fatto neanche in tempo ad affacciarmi, che mi sono trovato davanti tre uomini: uno con la barba, gli altri senza. Parlavano con un accento simile a quello romeno, sicuramente straniero. Mi hanno chiesto i soldi ed io ho consegnato loro il portafogli, ma dentro c’erano solo 10 euro. Si sono inferociti e mi hanno massacrato botte, quindi mi hanno legato e imbavagliato con del nastro da pacchi e se ne sono andati. Ho cercato di liberami per aiutare mio fratello che era ormai privo di sensi, ho fatto di tutto, ma non ci sono riuscito". Sergio è convinto che qualcuno abbia voluto fare del male al fratello, ma non ha idea di chi possa essere stato. Lo stesso discorso vale per i carabinieri che, per anni, sono andati a caccia dei tre assassini fantasma. Gli specialisti del Ris prelevano frammenti di dna dalle unghie della vittima e del fratello sopravvissuto. Loro hanno lottato con i tre banditi, ma quel dna non corrisponde ad alcun personaggio presente nella banca dati delle forze dell’ordine. Gli investigatori esaminano ogni frammento dei filmati registrati dal sistema di videosorveglianza comunale, ma anche lì nessuna traccia degli assassini e del veicolo con il quale hanno raggiunto via Adige. Dove sono passati, quali strade hanno attraversato? Possibile che nessuno li abbia notati e che le telecamere non abbiano registrato? Poi qual è il movente del brutale omicidio? Stefano Marilungo, non sposato, era una persona semplice che pensava solo al lavoro e apparentemente non aveva nemici. La tesi della rapina andata a male non ha mai convinto, visto che i carabinieri hanno trovato diverse migliaia di euro in contanti nella tasca della giacca della vittima. Il 65enne però aveva un piccolo vizietto: quello di frequentare ogni tanto qualche prostituta o qualche trans. E’ forse in quel mondo che bisognava scavare?

Fabio Castori