Fermo, massacrato a sprangate. Cambia giudice, processo salta

Si torna in aula a dicembre. Quattro alla sbarra per la spedizione punitiva ai danni del dipendente di una ditta di gomme

L'aula del tribunale (foto d'archivio)

L'aula del tribunale (foto d'archivio)

Fermo, 25 settembre 2020- Tutto da rifare per il processo ai quattro imputati che si erano resi protagonisti di una vera e propria spedizione punitiva contro Paolo Bassani, un 40enne dipendente di una ditta di gomme di Campiglione, massacrato a sprangate per poi abbandonarlo nelle campagne adiacenti al fiume Tenna. Ieri è stato disposto il cambio del giudice e la prossima udienza è stata fissata per l’1 dicembre, quando il presidente del tribunale avrà nominato nel frattempo il nuovo magistrato giudicante. Per quella data, difesi dall’avvocato Ornella Carlini, finiranno nuovamente alla sbarra Massimo Tomassini, 54 anni, titolare di un’azienda agricola e cognato della vittima; suo nipote Marco D’Angelo Antonio, 29 anni, di Acquasanta; Amedeo Certelli, 82 anni, imprenditore agricolo di Fermo e Simone Grilli, 29 anni, di Monteprandone.

I quattro saranno chiamati a rispondere del reato di lesioni gravissime in concorso. Molto probabilmente la vittima del brutale pestaggio, assistita dall’avvocato Andrea Albanesi, dovrà nuovamente ripercorrere in aula quella drammatica notte tra il 4 e il 5 dicembre 2016. La spedizione era stata scatenata da un furto: i quattro imputati volevano punire il dipendente della ditta di gomme perché ritenuto complice del colpo, ma in realtà il 40enne era estraneo. Tutto era iniziato quando la centrale operativa del commissariato era stata allertata dai sanitari del Pronto soccorso che stavano prestando assistenza ad un uomo di Montegiorgio, con numerose ferite e fratture dovute ad un’aggressione.

Ripresosi dal trauma e dallo spavento, il 40enne aveva riferito di essere stato aggredito da suoi conoscenti, perché ritenuto responsabile di un furto nell’abitazione di suo cognato. Aveva quindi raccontato di essere stato invitato a fare un giro in auto da un parente, che aveva insistito nel chiedergli notizie sul colpo, ritenendolo coinvolto. Poco dopo in macchina era salito uno sconosciuto, che si era spacciato per poliziotto, e lo aveva portato nelle campagne lungo il fiume Tenna. Lì i due, raggiunti dal cognato della vittima e da un’altra persona, avevano cominciato a picchiarlo con una sbarra di ferro per fargli confessare il delitto. Quando alla fine era risultato evidente che Bassani non avesse informazioni da dare, era stato abbandonato sul ciglio della strada, con l’ordine di riferire ai soccorritori di essere stato investito da un’auto pirata. Sulla base delle dichiarazioni della vittima, i poliziotti erano risaliti, non solo all’identità degli autori noti, ma anche al sedicente poliziotto.