Migranti, l'appello di don Vinicio Albanesi: "L'Italia non vi ama, non venite"

Accoglienza, il prete: "Per voi qui soltanto briciole"

Fermo, don Vinicio Albanesi (Foto Zeppilli)

Fermo, don Vinicio Albanesi (Foto Zeppilli)

Fermo, 11 maggio 2017 - «Rivolgo un messaggio a voi, uomini e donne dei Paesi dell’Africa e del Medio Oriente che pensate di venire in Italia, non partite». Così il presidente della Comunità di Capodarco, don Vinicio Albanesi, si rivolge ai possibili migranti con l’amarezza di chi conosce il dolore degli uomini e prova a dare risposte da sempre. Don Albanesi coordina progetti di accoglienza per richiedenti asilo e segue con profonda sofferenza il dibattito intorno al fenomeno immigrazione, conosce le storie di tanti giovani che hanno cercato in Italia un futuro e hanno ricevuto solo attese, dinieghi, difficoltà.

Un sistema che non funziona, e don Vinicio ne denuncia oggi i limiti fortissimi: a pagare le conseguenze sono sempre gli ultimi, quelli che arrivano dal mare: «I motivi dell’invito a non partire sono molti e tragici – scrive –. Il rischio di pagare somme spropositate per arrivare in Libia e andare incontro a gravissimi problemi di sfruttamento è una certezza e non è una ipotesi. I racconti di quanti hanno tentato di imbarcarsi descrivono angherie, violenze, soprusi. La traversata del mare ha fatto negli ultimi anni migliaia di vittime. Non valgono purtroppo sempre le missioni di salvataggio. Se riuscirete a mettere piede in Italia sarete sottoposti ad un’istruttoria che serve a riconoscere lo stato di rifugiati.

Le commissioni proposte ascolteranno poco la descrizione delle vostre storie: saranno accolti coloro che provengono, secondo le convinzioni italiane, dai paesi in chiaro stato di guerra. Le domande che insisteranno su problemi umanitari saranno respinte. Non sarà possibile attivare ricorsi ai Tribunali italiani, eccetto la Cassazione». Secondo il sacerdote la sofferenza di chi prova a partire non finisce nemmeno con l’auspicato permesso di soggiorno: «Non esiste nessun programma di accompagnamento al vostro inserimento. Potreste trovare qualche buona anima che vi aiuta, ma nessun proposta generale è stata pensata: residenza, casa, lavoro saranno nelle vostre mani. Non troverete solidarietà. La maggior parte del nostro popolo non vi vuole e non vi ama».    C’è infatti un clima ostile e razzista, aggiunge don Vinicio: «Vi rimprovereranno di essere neri di pelle, di rubare lavoro, di essere pericolosi, di essere occasione di arricchimento per alcuni italiani. Vi resteranno briciole di lavori umili e mal pagati, con alloggi di fortuna. Non conteranno i vostri studi e i vostri mestieri, sarete tenuti lontani dalla vita della città. Per sopravvivere potrete essere costretti ad azioni illegali, comunque ai margini di una vita normale. Vi scrivo perché vi voglio bene e vorrei che il nostro paese fosse più attento e organizzato. Oggi, purtroppo non è così. Oggi l’ondata di persone richiedenti asilo che sbarcano sulle coste italiane è troppo alta: siamo rimasti soli, con un’Europa sorda e cinica».