Mobbing a Fermo, l'impiegata. "Anch'io vessata da un mio superiore"

Dopo la denuncia pubblicata dal nostro giornale. "Tanti casi, pochi denunciano"

Cristina Comencini nel film 'Mi  piace lavorare"

Cristina Comencini nel film 'Mi piace lavorare"

Fermo, 19 aprile 2018 - Solidarietà da una collega che ha vissuto una disavventura simile a quella denunciata da un’ex impiegata della scuola pubblica attraverso il nostro giornale. La donna, pur non avendo ottenuto ancora giustizia, dichiara di voler andare fino in fondo in ogni grado di giudizio. «Sono una collega, tutt’ora in servizio, della ex dipendente pubblica e capisco perfettamente cosa lei stia attraversando».

A parlare è G. F. di Fermo che aggiunge: «Anche io, tanti anni fa, ho subito da un superiore comportamenti vessatori diretti a minare la mia autostima e ledere la mia professionalità. Per salvaguardare il mio benessere psico-fisico sono stata costretta ad allontanarmi dall’ufficio per un periodo (come consigliano le norme sulla sicurezza nei posti di lavoro) per seguire un percorso con l’aiuto di un esperto». 

G. F. spiega di non voler entrare nel dettaglio di quanto le è accaduto, e dice di essere stata dissuasa a denunciare i fatti alla giustizia, ma vuole sottolineare fortemente che intentare una causa per mobbing espone la vittima a un percorso lungo e psicologicamente stressante. «All’improvviso – racconta –, ci si ritrova da soli ad affrontare e documentare situazioni che nell’ambiente di lavoro tutti conoscono, ma che nessuno è pronto a testimoniare per paura di spiacevoli ripercussioni sulla propria persona. Con questo voglio sottolineare che, purtroppo, comportamenti vessatori proliferano sui posti di lavoro quando ci sono persone forti del loro ruolo e soprattutto prive di ogni controllo o quando ci sono persone che seppur in grado di intervenire, per il ruolo che ricoprono e a conoscenza dei fatti, non mettono in atto alcun provvedimento per far cessare certe condotte"

"Sarebbe - prosegue - il caso di cominciare a tirare fuori la testa dalla sabbia, ponendo fine al lungo periodo delle scimmie che ‘non vedono, non sentono e non parlano’ nel rispetto dell’art. 3 della Costituzione italiana che stabilisce che ‘tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali’. È compito delle istituzioni rimuovere gli ostacoli di ogni ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana».