
Fermo, 4 maggio 2023 – Era il terminale di un’organizzazione che aveva condotto nel Fermano decine e decine di ragazze dell’Est con la promessa di diventare modelle o showgirl, ma che, dopo violenze, ricatti e pestaggi, venivano costrette a vendere il loro corpo in strada. Dopo essere stato rinviato a giudizio l’uomo, un 40enne di origini albanesi residente a Fermo, è stato condannato a cinque anni e otto mesi di reclusione per i reati di lesioni personali, sequestro di persona, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione in concorso. L’imputato era finito nei guai dopo più di due anni di indagini condotte dai carabinieri, che avevano sgominato un’organizzazione internazionale che faceva capo proprio al 40enne albanese.
L’uomo costringeva le giovani donne, a volte anche minorenni, a prostituirsi sotto la minaccia fisica, dopo aver tolto loro i documenti e dopo averle sequestrate per giorni. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori dell’Arma, l’organizzazione aveva condotto in Italia, in particolare nella zona di Porto Sant’Elpidio, centinaia di ragazze, poi costrette a vendere il loro corpo con la violenza, ma, soprattutto, attraverso minaccia di ritorsioni verso i loro familiari rimasti in patria. Per evitare che le giovani potessero fuggire, venivano sequestrati loro i documenti e il passaporto.
Le vittime venivano condotte illegalmente in Italia con documenti falsi, con l’impegno di versare somme da 20 a 30mila per pagare il viaggio e con la promessa che avrebbero lavorato come modelle o nel mondo dello spettacolo. Una volta nel nostro Paese, però, dovevano fare i conti con la dura realtà e chi si rifiutava di accettarla, veniva richiusa in casa e subiva violenze fino a quando non cedeva alle richieste degli aguzzini.
Dopodiché venivano affidate ai loro "sfruttatori" ed erano costrette a prostituirsi per sanare il debito contratto con l’organizzazione criminale. Debito che, però, attraverso stratagemmi di ogni tipo, non veniva mai estinto, in modo che le ragazze restassero sempre legate all’imputato e loro debitrici. Per gli altri componenti dell’organizzazione, considerati pedine minori è ancora in corso un procedimento parallelo sempre al tribunale di Fermo.