Nigeriano ucciso a Fermo, oggi il primo anniversario

La salma è appena ripartita per la Nigeria. La moglie Chinyere non parteciperà al corteo

Emmanuel e Chinyere

Emmanuel e Chinyere

Fermo, 5 lulgio 2017 - È tornato a casa Emmanuel Chidi Namdi, nella sua Nigeria, così come aveva subito chiesto la sua compagna Chinyere. Ad annunciarlo l’avvocato della donna, Letizia Astorri, che parla di un ultimo desolato viaggio fatto per onorare la memoria dello sfortunato giovane.

Oggi ricorre il primo anno dalla sua tragica morte, oggi il corteo di tanti che hanno voluto organizzarsi per dire no al razzismo si comporrà a piazza Dante, intorno alle 19, per poi raggiungere piazza del Popolo passando proprio sul luogo della tragedia. Un omaggio, una piccola rivoluzione culturale, un gesto che vuole essere impegno di memoria.

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«A distanza di un anno dalla morte di Emmanuel – spiega l’avvocato Letizia Astorri che assiste la moglie dell’uomo – prendo atto delle tante associazioni che si sono attivate per commemorare la sua morte e di conseguenza, come legale sia di Emmanuel che della sua compagna, Chinyere, non posso che unire la mia voce al coro unanime che lo vuole ricordare. Tuttavia, proprio come loro difensore, mi corre l’obbligo di comunicare che martedì 4 luglio 2017 (ieri; ndr), Emmanuel ha lasciato Fermo per il suo ultimo viaggio verso la sua terra natale, la Nigeria, visto che questo era il desiderio che sua moglie ha voluto rispettare ed onorare fino alla fine».

Per qualche mese Emmanuel è stato sepolto al cimitero di Capodarco, a visitare la sua tomba il solo don Vinicio Abanesi che fin da subito si era esposto per difenderne la memoria, la moglie di Emmanuel è stata trasferita in una località protetta per mantenerla il più possibile serena.

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Chinyere non vuole rilasciare dichiarazioni, e neppure unirsi ai cortei «essendo molto amareggiata, perché tante, troppe voci hanno tentato di offuscare la sua immagine e quella del suo uomo». «Vuole tuttavia, precisare, mio tramite – aggiunge il legale –, che per mesi si è raccontata un’altra verità dei fatti, rappresentando un Emmanuel aggressivo, violento e pericoloso, arrivando addirittura a farlo appartenere alla mafia nigeriana, tentando di far dimenticare, così, che Emmanuel , invece, è morto solo per difenderla. Al riguardo preciso che il procedimento penale apertosi presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Fermo per il presunto reato di associazione a delinquere di stampo mafioso si è concluso in data 13 marzo 2017 con un’ovvia archiviazione».

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«Solo un effettivo processo penale – conclude – avrebbe chiarito le giuste posizioni delle parti coinvolte e portato alla luce la verità dei fatti, senza tante campagne mediatiche e politiche, visto che, come ho sempre sostenuto sin dall’inizio, i processi si fanno nelle aule di giustizia con le carte alla mano. Ma questo ormai appartiene al passato e le sentenze, anche quelle di patteggiamento, si rispettano sempre».