Nigeriano ucciso a Fermo, l'ultrà Mancini in carcere: "Non volevo farlo"

Il 39enne è accusato di omicidio preterintenzionale aggravato. Oggi l’autopsia

Fermo: Amedeo Mancini, accusato di aver ucciso il profugo nigeriano (foto Zeppilli)

Fermo: Amedeo Mancini, accusato di aver ucciso il profugo nigeriano (foto Zeppilli)

Fermo, 8 luglio 2016 - E’ stato colpito da un provvedimento di fermo, Amedeo Mancini, il 39enne fermano che ha provocato la morte di nigeriano Emmanuel Chidi Namdi. L’uomo, accusato di omicidio preterintenzionale, dopo essere stato condotto in commissariato e interrogato, è stato tradotto nel carcere di Marino del Tronto. Prima di essere fermato, Mancini ha detto di essere addolorato per quanto accaduto, ma ha raccontato la sua versione dei fatti: «Quando quel giovane di colore mi è venuto addosso con il segnale stradale, ho visto la morte in faccia e mi sono difeso. Sono distrutto dal dolore, ma cosa avrei dovuto fare?». Mancini ha poi negato ogni appartenenza politica: «Non sono iscritto ad alcun partito e non sono certamente di estrema destra, né razzista. Non ho alcuna preconcetto sui migranti, che sono povere persone che meritano comprensione, rispetto e aiuto».

Mancini, sconvolto e con le lacrime agli occhi, ha ribadito: «Non volevo uccidere, ed esprimo tutta la mia vicinanza a chi ora sta piangendo il suo caro». Il 39enne imprenditore agricolo e ultrà della Fermana è stato prelevato ieri mattina dalla sua abitazione dalla polizia e poi condotto in commissariato. Qui, insieme al suo legale, l’avvocato Francesco De Minicis, è stato interrogato a lungo. «Il mio assistito ha fatto un lungo interrogatorio – ha spiegato l’avvocato De Minicis – durante il quale ha chiarito la sua posizione e come sono andate realmente le cose. Ha tenuto però a specificare che non ha alcuna appartenenza politica. Non si aspettava che il pugno sferrato al migrante avesse questo effetto e colloca l’episodio in un contesto difensivo. Ci sono due testimonianze che smentiscono l’aggressione ai danni dell’extracomunitario, come pure non mi risulta che il nigeriano sia stato colpito con un palo. Senza dubbio si tratta di una vicenda dolorosissima, ma l’autopsia sulla vittima avrà un ruolo non secondario a sostegno della tesi difensiva e ci potrà dire molte cose».

L’autopsia sarà effettuata oggi all’obitorio di Fermo e sarà eseguita dalla dottoressa Alice Romanelli alla quale la Procura della Repubblica di Fermo ha conferito l’incarico ieri. Sempre ieri l’indagato ha nominato il perito di parte che assisterà per suo conto all’esame autoptico. Si tratta della professoressa Elena Mazzeo. Ieri intanto è stata sentita nuovamente una delle testimoni, che ha confermato la versione dei fatti già fornita: cioè che i primi ad aggredire sarebbero stati stati i due nigeriani. Una versione tenuta in considerazione anche dal sostituto procuratore, Francesca Perlini, che coordina le indagini. Nel provvedimento di misura cautelare il magistrato inquirente parla di attendibilità dei testimoni, che confermano la versione fornita da Mancini, ma sottolinea anche gli insulti razzisti, tanto da formulare l’accusa di omicidio preterintenzionale aggravato dalle parole offensive rivolte alla moglie della vittima.