Nigeriano ucciso a Fermo, la vedova corregge la sua versione

Ricostruiti i momenti della rissa. Mercoledì altri rilievi sul belvedere in base alle nuove rivelazioni

La vedova di Emmanuel Chidi Namdi, il nigeriano ucciso a Fermo (Zeppilli)

La vedova di Emmanuel Chidi Namdi, il nigeriano ucciso a Fermo (Zeppilli)

Fermo, 14 luglio 2016 - La vedova di Emmanuel Chidi Namdi, il rifugiato politico morto durante la rissa di via Veneto, ha modificato la sua versione. La 26enne nigeriana, sentita come persona informata dei fatti dal capo della squadra mobile di Ascoli Piceno, Patrizia Peroni, ha corretto alcuni particolari della sua ricostruzione.

I contenuti del nuovo interrogatorio sono tenuti nel massimo riserbo, ma i concetti espressi dalla donna sarebbero molto più simili alle ricostruzioni effettuate dagli altri sette testimoni sui fatti che hanno portato all’arresto di Amedeo Mancini per omicidio preterintenzionale, con l’aggravante degli insulti razzisti. La vedova nel correggere il tiro, si sarebbe giustificata con la scarsa conoscenza della lingua e lo stato di shock in cui si trovava quando è stata ascoltata dagli inquirenti la prima volta. 

Sulla base del nuovo interrogatorio della moglie di Namdi è stato disposto ieri un nuovo sopralluogo della polizia scientifica di Fermo sulla scena del delitto. Intorno alle 14,30 gli specialisti del Commissariato si sono recati sul posto ed hanno lavorato per oltre un ora. Questa la ricostruzione definitiva di quei drammatici minuti, in cui la rissa scoppiata per degli insulti rivolti dal 39enne fermano a tre nigeriani, si è trasformata in tragedia. Sono da poco passate le 15, quando Namdi, sua moglie Chynyere ed un altro rifugiato politico nigeriano stanno passeggiando sul marciapiede in via Veneto.

Arrivano all’altezza del curvone, girano in via XX Settembre per procedere in direzione di piazza Ostilio Ricci camminando accanto ad alcune auto parcheggiate. Dall’altra parte della strada ci sono Mancini ed un suo amico, che attendono l’autobus. L’agricoltore fermano si rivolgerebbe ai nigeriani dicendo: «Che fate vicino a quelle macchine…. scimmie». Poi arriva l’autobus e i due fermani sono pronti a salire, ma nel frattempo arrivano i tre nigeriani .

La vedova, inferocita per gli insulti subiti, inizierebbe a strattonare Mancini, impedendogli di salire sul mezzo. Il conducente, vista la zuffa, chiude le porte e riparte. Nel frattempo interviene Namdi, che, imbracciando un segnale stradale mobile, cerca di colpire l’ultrà e poi glielo lancia contro, colpendolo al costato e facendolo cadere in terra. Mancini si rialza e fronteggia nuovamente il nigeriano e sua moglie.

Sono in mezzo alla strada, Chynyere da dietro colpirebbe il fermano alla nuca con il tacco delle sua scarpa. Nel frattempo giungono sul posto altri tre uomini di colore: Mancini è accerchiato. E’ in quel momento che sferra il pugno che farà cadere in terra Namdi. Il rifugiato politico sbatte la testa, ma poi si rialza stordito. Arrivano gli agenti della polizia municipale, che riportano la calma. I nigeriani sono tutti intorno ad uno dei vigili, nei pressi della fermata dell’autobus, quando Namdi perde i sensi e si accascia al suolo.