Fermo: da vittima ad accusato, l’odissea di un imprenditore

Dopo sette anni è stato assolto dall’aver simulato un furto nella sua azienda per truffare l’assicurazione, gli autori del colpo restano impuniti e ignoti

Il furto nella sua ditta ha fatto iniziare un incubo per un imprenditore calzaturiero

Il furto nella sua ditta ha fatto iniziare un incubo per un imprenditore calzaturiero

Fermo, 11 giugno 2022 - Una vicenda kafkiana, sicuramente non la prima per il nostro sistema giudiziario, che, nonostante la sua lentezza atavica, riesce a pervenire a una sentenza di assoluzione e a restituire dignità a chi, per puro caso, si è trovato, non volendo, negli ingranaggi della giustizia con l’accusa di aver simulato un furto per truffare l’assicurazione.

Parte oltre 7 anni fa, nel febbraio del 2015, la vicenda che ha visto come protagonista F.B., un imprenditore calzaturiero di Porto San Giorgio che viene svegliato nel cuore della notte dalla ditta incaricata della sicurezza perché è scattato l’allarme antifurto del suo opificio. Solo il giorno dopo, però, si accorge di un discreto ammanco di pellame per il valore di circa 70 mila euro. Il danno è coperto da assicurazione e l’imprenditore sporge denuncia contro ignoti per il furto patito.

La ditta, assai florida - fatturava all’epoca circa 20 milioni di euro all’anno con utili del 10% - non si trovava in stato di difficoltà economica. Nonostante ciò, i carabinieri di Porto San Giorgio si convincono che la denuncia sia falsa e volta a simulare un delitto. Il movente è assai scarno: truffa ai danni dell’assicurazione. Il derubato si ritrova così da persona offesa a essere indagato, senza che nessuno più si preoccupi di ritrovare la refurtiva o di fare altre indagini per scoprire i reali autori del furto.

Documenti, investigazioni difensive e perizie prodotte dal legale del malcapitato, l’avvocato Renzo Interlenghi, non convincono neanche il pubblico ministero dell’epoca che, anziché verificare che dinanzi si trovasse una persona onesta e rispettata, decide di indagarlo e rinviarlo a giudizio per simulazione di reato.

Nel frattempo i veri ladri se la sono goduta, magari consapevoli del calvario giudiziario patito dall’imprenditore vittima due volte: dei malviventi e di coloro che avrebbero dovuto proteggerlo. Se è vero il detto "Ci sarà un giudice a Berlino", questa volta è stato sufficiente fermarsi al tribunale di Fermo, dove l’imprenditore è stato assolto perché il fatto non sussiste. Fine delle ansie, fine delle frustrazioni, e una riacquistata fiducia nella giustizia da parte dei F.B., anche se a distanza di anni. "In questi giorni è attuale il dibattito sulla giustizia – ha commentato all’uscita dall’aula l’avvocato Interlenghi - sicuramente questo caso rappresenta una goccia nel mare ma, per chi lo ha vissuto sulla propria pelle, senza essere un addetto ai lavori, sette anni è stato un tempo interminabile quindi, se una riforma va fatta dovrebbe attenere ai tempi della giustizia poiché l’errore umano è sempre dietro l’angolo e fa parte dell’esistenza". Soddisfatto comunque il difensore, che si è limitato ad aggiungere: "E’ semplice difendere gli onesti. Speriamo che fatti analoghi non accadono più".