"Nuovo ospedale dei Sibillini Rischiamo una sanità declassata"

Il Comitato per la tutela della salute nell’area montana esprime dubbi sui servizi previsti

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Il Comitato per la tutela della salute nell’area montana, a quattro anni della sua fondazione, esprime preoccupazione per i servizi che saranno allestiti all’interno del nuovo ospedale dei Sibillini. Considerazioni che la presidente del comitato Luisa Di Venanzi, esprime in base alle indicazioni dal Piano socio sanitario regionale. "Martedì sono trascorsi 4 anni dalla costituzione del nostro Comitato – spiega Venanzi – e ritengo doverosa una riflessione sul Piano socio sanitario, che la nuova amministrazione regionale intende modificare. Per quanto ci riguarda, riteniamo di fondamentale importanza, che in tale Piano Amandola rientri in zona disagiata, perché se la si farà rientrare in zona particolarmente disagiata, saremo fortemente penalizzati, rispetto ai servizi sanitari di cui disponevamo prima del sisma. Temiamo fortemente, che nel nuovo ospedale di Amandola, tornerà una medicina declassata, definita dall’assessore Saltamartini ‘elementare’, una sorta di non meglio identificato Pronto soccorso, che non può assolutamente definirsi tale, senza l’indispensabile presenza di una chirurgia d’emergenza". Sono tre gli aspetti da considerare secondo il comitato. "Il Pronto soccorso designato per la zona disagiata – conclude Venanzi - ricade sotto la tutela del decreto ministeriale Balduzzi. Secondo Gli elettromedicali sono i semplici apparecchi che usano gli specialisti, i quali funzionano con l’elettricità come ecodoppler. Molti li abbiamo già in funzione, dato che è normale amministrazione specialistica. Infine l’Hospice sono posti letto per malati terminali in genere affetti da tumori. È per questo che l’assessore parla, a nostro avviso impropriamente di oncologia".