Omicidio Marini, battaglia legale sulle perizie

La vittima aveva assunto cocaina tanto da renderla pericolosa? E’ il nodo da sciogliere, il giudice assegna l’incarico a un terzo consulente

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La vittima aveva assunto cocaina tanto da renderla pericolosa e da far configurare la legittima difesa? E’ questo l’ultimo nodo da sciogliere riguardo al processo con rito abbreviato per l’omicidio dell’imprenditore Marzio Marini, il 53enne di Piane di Montegiorgio ucciso a coltellate dall’amico Paolo Finucci, 58 anni di Belmonte Piceno. Il giudice Teresina Pepe, viste le tesi contrapposte dei due periti di parte, il tossicologo Rino Froldi, per l’accusa, e il medico legale Antonio Tombolini, per la difesa, ha conferito l’incarico ad un terzo consulente tecnico non di parte per stabilire quale delle consulenze sia la più vicina alla realtà. Si tratta del medico legale Claudio Cacaci che, però, si è preso 60 giorni per depositare la perizia. Il nodo del discorso è capire se la vittima aveva assunto, oltre agli alcolici, anche cocaina, tanto da farlo diventare aggressivo e pericoloso. Secondo il professor Froldi, non essendo state trovate tracce nel sangue di Marini, vuol dire che quella sera non era sotto l’effetto della sostanza stupefacente. La cocaina è stata trovata nella bile, nei capelli e nelle urine della vittima, ma, secondo il tossicologo, sarebbe riferibile a precedenti assunzioni. Di tutt’altra opinione il dottor Tombolini che sostiene come il prelievo del sangue sia stato fatto dopo molte ore e soprattutto dopo un wash up, ovvero dopo che a Marini erano state somministrati endovena due litri e mezzo di soluzione fisiologica, provocando una diluzione ematica e riducendo la concentrazione della cocaina, sostanza che ha un’emivita brevissimo e che dopo un’ora scompare.

Secondo il dottor Tombolini, resta invece il metabolita della cocaina, la benzoilecgonina, che è stata riscontrata nel sangue. La parola al perito del giudice e bisognerà attendere ben due mesi prima di fissare l’udienza finale durante la quale sarà emessa la sentenza. Nel frattempo il pm Francesca Perlini, nella precedente udienza, ha chiesto 21 anni di reclusione per Finucci, considerato anche lo sconto di un terzo della pena previsto per il rito alternativo. La famiglia della vittima, che si è costituita parte civile tramite l’avvocato Gabriele Cofanelli, si è allineata alla richiesta del pm e ha chiesto un risarcimento danni di 200mila euro.

Il difensore dell’imputato, l’avvocato Antonella Natale, ha invece portato avanti la tesi della legittima difesa e chiesto quindi l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato. Erano da poco passate le 23,28 del 16 luglio scorso quando Marini, acciecato dalla gelosia, si era recato a casa dell’amico, in una zona residenziale di Belmonte Piceno. Finucci, spaventato, era uscito da casa portando un coltello con sé e tutto si era consumato in appena tre minuti. Marini era sceso dall’auto e aveva iniziato ad inveire contro l’amico e la donna, quindi dalle parole erano passati ai fatti: Finucci aveva tirato fuori il coltello e lo aveva colpito con tre fendenti.

Fabio Castori