Omicidio Porto Sant'Elpidio, nel telefonino i segreti del giallo

Parla la mamma di Mihaita Radu, il 31enne ucciso a coltellate e abbandonato in campagna. Sparito il cellulare della vittima

La vittima

La vittima

Porto Sant'Elpidio (Fermo), 20 febbraio 2020 - «Sono distrutta dal dolore e non riesco ancora a capacitarmi che Mihaita sia stato ucciso". A parlare è Stoiana, la mamma di Mihaita Radu, il 31enne elpidiense di origini romene massacrato con dodici coltellate alle spalle. La donna non capisce come possa essere accaduta una tragedia simile: "Era un bravo ragazzo, lavorava sempre e quando aveva tempo libero lo trascorreva con il suo figlioletto di sei anni. Vi posso garantire che non frequentava brutte compagnie e conduceva una vita onesta, anche se in passato aveva sbagliato. Nulla lasciava presagire un fatto del genere".

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Mihaita, conosciuto come Michele, oltre alla mamma, che vive in un paesino dell’entroterra, ha lasciato anche la sorella Georgite, da tantissimo tempo in Italia anche lei. Le due donne ieri hanno dato mandato al loro legale, l’avvocato Filippo Polisena, che aveva già seguito le sorti di Radu durante il percorso che lo aveva portato in prova ai servizi sociali presso la Croce Verde di Porto Sant’Elpidio. Anche l’avvocato Polisena, che conosceva Radu, parla di una persona a modo: "Oggi il dolore prevale su tutto. La mamma e la sorella non hanno ancora la lucidità di ricostruire le cose. Sono in continuo contatto con i carabinieri che stanno conducendo le indagini a ritmi serrati. Neanche loro, però, sono riusciti a ricostruire con precisione l’ultima parte della giornata di domenica, giornata in cui Mihaita è stato ucciso. Mihaita era un uomo per bene e lo confermano anche la mamma e la sorella che non hanno il minimo sospetto di frequentazioni ambigue del loro congiunto. Lui lavorava e faceva il volontario alla Croce Verde. Quando non lavorava stava con il bambino. Questa perlomeno apparentemente era la vita del ragazzo". Però Radu negli ultimi tempi frequentava meno la Croce Verde e chi lo conosceva bene dice di averlo visto spesso al telefonino. Già al telefonino. Quel telefonino che gli inquirenti non riescono a trovare e che potrebbe dare tante risposte sulle frequentazioni del 31enne, sugli ultimi messaggi whatsapp inviati o ricevuti, su eventuali foto scattate. L’ipotesi più accreditata è che il cellulare sia stato fatto sparire da chi ha ucciso Radu, proprio per evitare che di essere rintracciato. In mano ai carabinieri purtroppo ci sono solo i tabulati telefonici e i numeri con cui il giovane è entrato in contatto. Un po’ poco per indagare qualcuno. Intanto anche ieri sono continuati gli interrogatori delle persone che conoscevano la vittima e, sempre ieri, la Procura ha conferito l’incarico alla dottoressa Alessia Romanelli per effettuare l’autopsia.