Omicidio Radu a Porto Sant’Elpidio, ucciso alla Corva: potrebbe essere caduto in un tranello

Svolta nelle indagini, ricostruzione agghiacciante in aula del medico legale

L'omicidio a Porto Sant'Elpidio

L'omicidio a Porto Sant'Elpidio

Porto Sant’Elpidio (Fermo), 29 marzo 2023 – Contrariamente alla prima ipotesi degli investigatori, è stato ucciso sul luogo del ritrovamento del cadavere e quindi potrebbe essere stato vittima di un tranello. Colpo di scena nel processo per l’omicidio di Mihaita Radu, l’operaio 31enne di origini romene, residente a Porto Sant’Elpidio da una decina d’anni, ucciso con trenta coltellate sferrate alle spalle presumibilmente da Toja Besmir, un albanese di 34 anni.

L’extracomunitario, difeso dagli avvocati Giovanni Lanciotti e Marco Tomassini, è infatti imputato davanti alla Corte d’Assise di Macerata di omicidio volontario. Al processo si sono costituite parti civili i genitori della vittima, assistiti dall’avvocato Filippo Polisena, e il figlio, tramite l’ex compagna di Radu in quanto esercente la responsabilità genitoriale, assistito dall’avvocato Marco Bagalini. Nel corso delle ultime due udienze sono stati ascoltati sei testimoni dell’accusa, i carabinieri che hanno condotto le indagini e il medico legale.

E’ stato proprio quest’ultimo a dichiarare in aula che, contrariamente all’ipotesi iniziale degli inquirenti, Radu è stato ucciso in via Pescolla, nella frazione Corva di Porto Sant’Elpidio, dove è stato rinvenuto il corpo senza vita del 31enne. A confermare questa ipotesi una ferita al volto che la vittima si sarebbe procurata cadendo in avanti dopo essere stata colpita a morte e i succhi gastrici, tipici del rigurgito emesso nell’esalare l’ultimo respiro, ritrovati sulla scena del delitto. Una ricostruzione agghiacciante, quella fatta in aula dal medico legale, che lascia poco spazio all’immaginazione.

Tra gli altri testimoni ascoltati anche le persone che per ultime hanno visto Radu vivo. Una in particolare ha raccontato che dal sabato sera alla notte in cui è stato ucciso, il 31enne non è andato a dormire e avrebbe assunto alcolici e sostanze stupefacenti insieme ad un altro individuo. Il corpo senza vita di Radu era stato rinvenuto all’alba del 17 febbraio 2020, ma il decesso era stato fatto risalire ad alcune ore prima.

Sul posto erano subito intervenuti i sanitari del 118, i carabinieri della Compagnia di Fermo e del Reparto investigativo del Comando provinciale, che avevano constatato la morte di Radu causata dall’emorragia provocata dalle coltellate. Sul cadavere gli specialisti del Reparto scientifico avevano rinvenuto trenta ferite inferte con un’arma da taglio non di grandissime dimensioni. In un primo memento si era pensato che Radu fosse stato ucciso altrove, quindi caricato in macchina e trasportato nelle campagne elpidiensi.

Sul corpo del giovane non erano stati trovati segni evidenti di una colluttazione: non aveva lottato e probabilmente era stato vittima di un agguato. Sin da subito il sostituto procuratore di Fermo che ha coordinato le indagini, Alessandro Pazzaglia, si era attivato facendo acquisire le immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza pubblici e privati. Erano state immediatamente sentiti parenti, amici e chi aveva frequentato la vittima lo stesso giorno. Dalle registrazioni era emerso che l’ultimo ad essere stato visto in compagnia del Radu, intorno alle 2,45 di quel 17 febbraio, era stato Besmir, all’interno di un’Audi nera risultata poi di proprietà della compagna del 34enne. Fondamentali per l’incriminazione del presunto assassino erano state però le celle telefoniche agganciate dal cellulare dell’imputato nelle ore antecedenti al ritrovamento del cadavere. Questo tipo di accertamento aveva dimostrato che Besmir si trovava nei pressi della frazione Corva e li lo avrebbe ucciso. Alla base dell’omicidio, secondo gli inquirenti, ci sarebbe una storia di cocaina, forse qualche piccolo debito mai saldato. Il presidente della Corte d’Assise, al termine dell’ultima udienza, ha aggiornato il processo ad aprile.