Omicidio Tizi, fu una vera esecuzione

Quattro condanne: 18 anni di reclusione al reo confesso. Minacce ai giudici

Uno dei legali, Renzo Interlenghi

Uno dei legali, Renzo Interlenghi

Fermo, 25 marzo 2016 - Lo avevano atteso sotto casa e poi uno di loro aveva esploso due colpi di pistola, mentre gli altri lo avevano massacrato di botte. Era stata una vera e propria esecuzione, quella nei confronti del petritolese di 35 anni, Roberto Tizi. I suoi quattro carnefici sono stati condannati ieri dopo essere stati processati con il rito abbreviato, che prevede la riduzione di un terzo delle pena: 18 anni di reclusione per l’albanese Arjan Ziu, 49 anni, reo confesso; 17 anni e quattro mesi per il fratello, Michele Ziu (52) e i due figli di quest’ultimo, Rudy (25) e Antonio (18). I quattro erano finiti davanti al giudice per le accuse di concorso in omicidio volontario aggravato dai futili motivi, lesioni volontarie aggravate nei confronti della convivente di Tizi, porto e detenzione illegale di arma da fuoco.

Per il più giovane di loro era stato disposto l’abbreviato condizionato all’audizione di due testimoni che sono stati ascoltati ieri. Uno di loro, con fare provocatorio, appena entrato in aula per essere esaminato, ha salutato uno degli imputati con l’occhiolino. Un atteggiamento che ha infastidito non poco le tre le parti civili che si erano già costituite all’inizio del procedimento: la madre della vittima, il padre e la compagna, assistiti rispettivamente dagli avvocati Renzo Interlenghi, Chiara Cardarelli e Massimo Di Bonaventura.

Momenti di tensione alla lettura del verdetto, quando Arjan e Michele Ziu hanno iniziato a gridare e ad inveire contro il giudice. Per tale motivo i due imputati dovranno ora rispondere del reato di oltraggio. I difensori avevano chiesto l’assoluzione per tutti, mentre il pm aveva insistito per l’ergastolo, che, con il rito abbreviato, era stato trasformato in 30 anni di reclusione. Soddisfatti all’uscita dall’aula i legali dei familiari per una condanna che era stata messa a rischio dalla linea difensiva. «L’impianto accusatorio – spiega l’avvocato Interelenghi – ha retto l’urto della strategia difensiva. Ma soprattutto è passato un concetto chiaro: che non ci si può fare giustizia da soli per un piccolo screzio».

Il giovane petritolese, era stato freddato il 7 giugno scorso sotto la sua abitazione di Martinsicuro. Il procuratore di Teramo, Antonio Guerriero, che ha coordinato le indagini, aveva parlato di un’esecuzione con cui Arjan aveva voluto vendicare, con l’aiuto della famiglia, l’oltraggio di essere stato deriso e picchiato davanti ai clienti di un bar. Arjan Ziu aveva vendicato l’oltraggio subito da Tizi con l’aiuto dei tre familiari accusati di concorso in omicidio. La vittima, agonizzante, era caduta fuori dell’abitacolo dell’auto e qui era stata preso a calci dai suoi assassini.