REDAZIONE FERMO

Parola al vescovo Pennacchio: "Serve un impegno concreto per una vera vita spirituale"

Il monsignore alla guida di una diocesi che si estende su tre province tocca vari argomenti: dalla penuria di sacerdoti alla musica, dal disagio giovanile al nuovo ruolo dei laici-cattolici .

Parola al vescovo Pennacchio: "Serve un impegno concreto  per una vera vita spirituale"

Il monsignore alla guida di una diocesi che si estende su tre province tocca vari argomenti: dalla penuria di sacerdoti alla musica, dal disagio giovanile al nuovo ruolo dei laici-cattolici .

Una arcidiocesi importante, che si stende su tre province. Un ruolo storicamente significativo per la città di Fermo. Dalla penuria di sacerdoti alla musica classica e pop, dal disagio giovanile al nuovo ruolo dei laici-cattolici: parola all’arcivescovo di Fermo, Rocco Pennacchio

Entro subito nel merito: mancano i sacerdoti. L’età cresce. I parroci tengono dietro a più parrocchie. Come affronta la situazione?

"Il fenomeno è diffuso, e la nostra regione non si sottrae a tale difficoltà, che ha anche radici culturali e demografiche. Si prova di rilanciare la pastorale vocazionale cercando di intuire sempre meglio cosa possa spingere un giovane a farsi prete e a proporre iniziative che favoriscano il suo discernimento; penso che i presbiteri debbano sentire la responsabilità di essere generativi e di testimoniare la bellezza della loro vocazione. Detto questo, il cammino sinodale avviato dal Papa spinge a pensare e formare comunità cristiane dove il presbitero favorisce la corresponsabilità in modo da concentrarsi soprattutto su quanto è specifico del suo ministero; penso, per esempio, alle tante incombenze amministrative, che potrebbero essere con più competenza svolte dai laici".

Siamo in un cambiamento d’epoca, ha detto il Papa. Le persone disorientate. E pure la gioventù cerca risposte al significato della vita. È sempre più massiccio il ricorso agli psicologi. Dove trovare un direttore spirituale, dove incontrare un sacerdote per chiacchierar, direbbe Celentano?

"Purtroppo il modello di prete che vive a tempo pieno in parrocchia è in via di estinzione, per cui non meraviglia che anche per una confessione o direzione spirituale si debba prendere appuntamento. Vorrei però precisare qual è l’autentica funzione della direzione spirituale: lasciarsi accompagnare da una guida matura nella vita quotidiana, sotto l’azione dello spirito; non è detto che anche un laico formato possa assolvere a tale servizio che richiede ad ogni incontro un tempo disteso. La confessione è invece il sacramento in cui si sperimenta la misericordia di Dio che perdona i peccati commessi; in quanto tale non ha bisogno, ordinariamente, di un tempo prolungato. L’obiettivo è di integrare nella ordinarietà della propria vita confessione e accompagnamento spirituale per diventare maturi nella fede ed agire in libertà. Io non penso sia venuta meno la disponibilità dei sacerdoti a seguire spiritualmente le persone. Bisogna dire, però, che si ricorre più facilmente al prete per benedizioni, preghiere di liberazione, esorcismi, visti come pratiche quasi magiche che possano liberare dall’inquietudine o da altri problemi ma, spesso, senza un impegno concreto ad una vera vita spirituale. Quando accade questo, il rapporto col direttore spirituale viene distorto e rischia di diventare una dipendenza che anziché far crescere, conduce alla regressione.

Anche i monasteri si svuotano. Suore e monache invecchiano. Un problema sotto il profilo religioso ed edilizio (edifici abbandonati).

"L’età media delle monache dei tanti monasteri (otto) presenti nella nostra diocesi è molto più bassa di quella dei preti; la vita contemplativa, in quanto scelta radicale, continua ad attirare giovani, anche se in numeri inferiori al passato. Nascono frequentemente nuove fondazioni che aggregano ragazze entusiaste e motivate, sulle quali nuove fondazioni la Chiesa esercita il necessario discernimento per comprendere se sono veramente un frutto dello Spirito. Molto più in crisi sono le Congregazioni di vita attiva, forse perché nate in contesti sociali diversi dall’attuale e con finalità che oggi non sono avvertite come importanti e quindi non attraenti per nuove vocazioni. Non saprei cosa dire cosa accadrà agli edifici lasciati vuoti. La diocesi, nei limiti del possibile, può procedere a qualche acquisizione ma andiamo verso un futuro in cui ci sarà sempre meno bisogno di strutture materiali per dedicarsi all’evangelizzazione".

Si profila un nuovo ruolo per i laici-cattolici?

"Non ho le competenze per prevedere scenari futuri. Rilevo che la recente settimana sociale dei cattolici italiani "Al cuore della democrazia" ha sottolineato la necessità, per un cristiano, di tenere sempre insieme la dimensione spirituale e quella sociale; sembra che nella vita ordinaria delle comunità ci si trovi a proprio agio nella dimensione spirituale (o ciò che si ritiene tale), mentre la dottrina sociale della Chiesa è fuori dai cammini educativi. Se non si parte da una rinnovata proposta formativa, a partire dai ragazzi, per la dimensione sociale della fede, avremo sempre difficoltà a disporre di un laicato preparato ad assumersi delle responsabilità socio-politiche".

Lei è amante della musica. Quale ascolta?

"La musica classica è quella che amo di più, specialmente Bach, Mozart, Vivaldi, Beethoven. Non disdegno, anzi gradisco molto, alcuni cantautori e gli evergreen della musica pop. Riconosco, anche da marchigiano d’adozione, di dover crescere nell’amare l’opera lirica, passione testimoniata dalla presenza in tutti i nostri paesi di teatri piccoli ma artisticamente preziosi. Infine, mi lascio interrogare dalle nuove tendenze musicali giovanili, specie nei testi, spesso intrisi di domande e inquietudini. Quando posso, "strimpello" la tastiera per rilassarmi e ricordarmi del mio passato di animatore di un coro parrocchiale".

Adolfo Leoni