di Angelica Malvatani
Ci si entra in punta di piedi nel mondo dello spettro autistico, ci si arriva con la preparazione, con la cura, con una presa in carico che è complessiva. Un modello di diagnosi e di cura è quello che il centro per l’autismo de ’L’isola che non c’è’ ha messo a punto da vent’anni, all’interno del complesso del Bambin Gesù. Una storia e un’esperienza che sarà raccontata oggi al teatro dell’Aquila dalle 8,30 alle 19 e domani al cineteatro Cecchetti di Civitanova Marche, insieme con i più grandi esperti italiani e non solo. In collegamento ci sarà anche Michelle Dunne, direttrice del centro per autismo, di New York, massimo riferimento mondiale per l’autismo: "Questi incontri sono un risultato che premia venti anni di lavoro durissimo – spiega il presidente della cooperativa, Sandro Ferri – prima della nostra esperienza i soggetti con autismo venivano seguiti solo con attività di logopedia e di psicomotrocità. Con il supporto dell’Area Vasta e dei comuni di riferimento abbiamo costruito una equipe multidisciplinare che si fa carico dei bambini autistici, già a 17 mesi, oggi tra Fermo e Civitanova seguiamo una ottantina di persone, da 0 a 33 anni". Sono dieci gli specialisti impiegati nei due centri dell’Isola, venti gli educatori, i due giorni di convegno saranno l’occasione per fare il punto della situazione, come spiega la coordinatrice del centro fermano, Giada Latini: "L’intervento precoce sui bambini è essenziale, per questo ci facciamo carico dei bimbi già a 17 mesi, anche se la diagnosi vera e propria arriva intorno ai due anni. A sei anni cominciamo invece a lavorare sull’interazione sociale, cercando di costruire catene comportamentali che possano portare le persone ad un certo livello di autonomia. Lo spettro autistico è molto vario e composito, quello che possiamo dire però è che si può arrivare ad un impegno reale, anche nel mondo del lavoro, con la dovuta preparazione e con un percorso che cominci, appunto, prima possibile". Oggi si riesce a dare risposte a tutte le richieste, i ragazzi in età scolare vengono presi all’uscita delle rispettive scuole e seguiti anche durante i pasti e fino alle 18: "L’idea è quella di realizzare un centro residenziale per adulti – spiega il direttore sanitario del centro, Carlo Muzio – chi arriva da noi viene inviato dal servizio sanitario o cerca risposte che poi devono avere conferme, anche dopo i diciotto anni del soggetto autistico". Il sindaco Calcinaro si dice lieto di appoggiare l’iniziativa, i 60 dipendenti della cooperativa che accoglie anche minori e donne vittime di violenza si sono autotassati per sostenere il progetto dei due convegni, il supporto è anche della Fondazione Carifermo e della Premiata.