Riapre la Pinacoteca dopo due anni

Montegranaro, l’inaugurazione domani con la mostra del pittore e scultore napoletano Notari

Migration

Dopo due anni e due mesi di chiusure e restrizioni dovute alla pandemia riapre la Pinacoteca Mancini con la mostra ’Atmosfere’ del pittore e scultore napoletano Antonio Notari. La mostra sarà inaugurata sabato alle 18 alla presenza dell’artista. Un nome importante per la riapertura della pinacoteca che rimanda alla leggerezza delle ninfe tra fiori e scorci incantati, a volti dipinti in un lieve movimento trasognato e paesaggi tutta la luce che la solo la scuola napoletana sa restituire. ’Atmosfere’, come detto, è il titolo della mostra. Perché ogni opera riesce a raccontare un’aria, un’atmosfera appunto. Sono raccolte alcune opere del vasto repertorio di oltre mezzo secolo di instancabile attività artistica di Notari, per dirla con lo storico dell’arte Angelo Calabrese: "Un poeta del segno e del colore che rinnova nella creatività quell’esplosione lirica che investe le forme".

Notari nasce a Napoli nel 1940 e inizia la sua formazione nell’ambiente artistico e culturale napoletano. Ancora studente dell’istituto d’Arte, dov’è allievo di Carlo Striccoli, frequenta la studio del maestro Guido Casciaro, qui apprende e sperimenta tecniche tradizionali e antiche. In seguito, allievo della locale Accademia di Belle Arti, si avvale degli insegnamenti di vari maestri, tra i quali Alberto Ziveri, e della frequentazione di altri come Capogrossi. Giovanissimo, inizia l’attività espositiva che prosegue partecipando a numerosi concorsi e rassegne d’arte in Italia ed all’estero (Francia, Olanda, Nigeria, Stati Uniti, Giappone) conseguendo premi e riconoscimenti. Non sfuggono a primo impatto con l’opera di Notari la ricca costellazione di interessi e la libertà espressiva che sostanziano la sua ricerca da oltre mezzo secolo. Non c’è settore specialistico delle arti visive che egli non abbia investigato raffinando le metodologie apprese nel corso degli studi e nelle botteghe dei suoi maestri.

Non fa quindi meraviglia che la sua pittura sia animata dalla plasticità e che la sua scultura non rinunci al pittoricismo: sa dominare i grandi spazi monumentali del bronzo e quelli dell’affresco.