Caso Roberto Straccia, il papà. "Hanno sbagliato, ora la verità"

Il papà di Roberto Straccia dopo il verdetto dei giudici

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Fermo, 25 novembre 2018 - «Non c'è da gioire per quanto deciso dalla Cassazione rispetto all’abuso di potere dei magistrati di Pescara, perché quando un giudice sbaglia così scientemente non è giustificabile». A commentare l’annullamento del decreto di archiviazione disposto dalla Cassazione sul caso Roberto Straccia è Mario, il papà dello studente universitario 24enne di Moresco, scomparso a Pescara il 14 dicembre 2011 e ritrovato cadavere in una scogliera di Bari 24 giorni dopo. 

Sono parole di una persona amareggiata che sulla sua pelle ha costatato quanto a volte siano dolorosi i preconcetti di chi dovrebbe essere al servizio del cittadino. «Abbiamo dovuto dimostrare un errore commesso dal gip di Pescara – aggiunge Straccia – e ciò per me è inconcepibile. I servitori dello Stato non possono permettessi di sbagliare. Ho pagato il doppio per ogni errore della legge. Dopo sette anni ci troviamo ancora qui e io da cittadino mi trovo a dover individuare un errore del giudice, quando il giudice avrebbe dovuto darmi la verità». 

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Straccia sfoga poi la sua frustrazione per come in questi sette anni è stato trattato: «Al di là di tutti gli errori commessi mi fa soffrire l’atteggiamento con cui si parla del presunto suicidio di mio figlio. Io sono convinto da sempre che Roberto non si sia tolto la vita, ma anche se fosse stato così, non è questo il modo di trattare chi combatte per la verità. Non dimenticherò mai quelle espressioni del volto, quello spietato distacco di certe persone». 

Poi il papà di Roberto torna a parlare della possibilità di capire finalmente come siano andate le cose quel maledetto pomeriggio di dicembre. «Questo spiraglio che si apre ancora una volta – spiega – , altro non dimostra che siamo destinati ad arrivare alla verità, nonostante tutti gli ostacoli posti fino ad ora e quelli che si porranno d’ora in avanti».

Già perché la Cassazione ha disposto che si torni davanti al gip di Pescara per tenere una regolare udienza, con tanto di contradditorio, prima di decidere sul futuro di questo caso. Ed in quella sede la famiglia Straccia, vista la possibilità che la morte di Roberto sia attribuibile ad un omicidio di Ndrangheta commesso sulla persona sbagliata, chiederà che sia la Distrettuale antimafia ad occuparsi delle indagini.

«Colgo l’occasione per ringraziare il nostro legale, l’avvocato Marilena Mecchi – conclude Straccia – che ha combattuto duramente insieme a noi. Il risultato di questa sentenza lo offro a tutti quei genitori che hanno dovuto «suicidare» i propri figli per mancanza di efficienza delle istituzioni».