Roberto Straccia, il padre: "Mio figlio prigioniero per giorni"

Mario Straccia non si arrende. Un’intercettazione potrebbe rappresentare la svolta del caso sulla morte del giovane studente di Moresco

La mamma, la sorella e il papà del 22enne scomparso e trovato morto

La mamma, la sorella e il papà del 22enne scomparso e trovato morto

Fermo, 17 novembre 2021 - "Quattro Procure non sono riuscite ad archiviare il caso sulla sparizione e morte di mio figlio Roberto. La verità viene fuori a puntate, come fosse un film. Un film che deve finire". E’ la voce di Mario Straccia, padre del 24enne di Moresco che il 14 dicembre del 2011 scomparve misteriosamente da Pescara. Il suo corpo privo di vita, venne ritrovato integro sul litorale di Bari il 7 gennaio del 2012. Da lì, indagini, archiviazioni e riaperture del caso con il coinvolgimento per competenza delle procure di Pescara, Bari, L’Aquila e Campobasso, fino ad arrivare alle ultime importanti novità annunciate dal legale della famiglia Straccia, Marilena Mecchi: una nuova udienza fissata a gennaio e un’intercettazione telefonica da cui emergere che Roberto, il 30 dicembre fosse ancora vivo e tenuto segregato.

"Ne siamo venuti a conoscenza solo a luglio scorso – dice Mario – dopo aver sporto querela per poter ottenere l’intercettazione, quando la stessa era parte delle prime indagini finite con l’archiviazione del caso come suicidio o annegamento accidentale, risalente al 19 marzo 2013".

La famiglia Straccia non ha mai creduto a questa tesi e da dieci anni combatte per scoprire la verità. "Quante volte lo abbiamo detto – prosegue Mario – come avrebbe potuto, il corpo di Roberto, essere ritrovato integro a Bari dopo 24 giorni in mare? Come si può annegare con una scarsa quantità di acqua nei polmoni? Perché sono spariti i tabulati telefonici, la sabbia che gli fu rinvenuta addosso il giorno del ritrovamento? Perché dopo dieci anni vengo a sapere che mio figlio è stato tenuto prigioniero per giorni mentre l’Italia intera parlava di lui ed è morto, quando poteva essere salvato? Eppure – prosegue Straccia – mi fu annunciato il rischio di imputazione per mancata fiducia nelle ricerche scientifiche a sostegno delle indagini. Cosa c’è di scientifico in questo?". Per quanto le parole siano aspre, non è fatto di rabbia il tono di voce di Straccia. Ma di coraggio, dolore e fiducia nelle istituzioni.

"Oggi più che mai confido negli uomini di legge – dice – Ho perso, sì, la fiducia in quelli che ho incontrato fino ad ora, che guardandomi negli occhi mi hanno detto ‘sono padre anche io. Posso capire’. Eh no – conclude Straccia – questo dolore non si può capire. Non si può sapere cosa provo immaginando che gli ultimi pensieri di mio figlio siano stati rivolti al dolore dei genitori, di sua sorella, dei nonni e dello zio. Perché se questo dolore fosse stato compreso, il caso sarebbe chiuso e non avrebbe avuto bisogno di battaglie legali, perché il mio avvocato sarebbe dovuto essere il palazzo di giustizia. Si chiama così, no?".