Che tra il presidente della società Marina di Porto San Giorgio spa, ingegnere Renato Marconi, e la socia di minoranza, dottoressa Paola Renzi, non corresse buon sangue era un’ipotesi che girava da tempo in città, ma che fossero addirittura ai ferri corti si è svelato con concretezza sabato scorso quando è stata notificata la costituzione in giudizio al Tar della stessa Paola Renzi sul ricorso del presidente Marconi contro la decadenza dichiarata dal Comune della concessione della società Marina. Con la sua iniziativa la Renzi non è che volesse significare contrarietà al ricorso bensì palesare le sue remore a che lo gestisse da solo presidente ed ha voluto esserci. Con la dichiarazione di decadenza di fatto il Comune ha sfrattato la società Marina per il mancato pagamento di canoni demaniali arretrati per circa 970.000 euro. Il ricorso è stato presentato, con richiesta di sospensiva.
L’ipotesi più plausibile è che nell’udienza di oggi il Tar la respinga e fissi un’udienza per discuterne il merito. Il contenzioso esploso tra Comune e Società ha avuto se non altro il merito di riportare la questione porto al centro del dibattito in un momento che potrebbe essere decisivo per il suo completamento e sviluppo in attuazione del piano relatore di cui è stato dotato. In merito al Tar qualunque sia il suo deliberato di oggi, un dato è certo: il Marina ha un debito con il Comune, il quale riscuote i canoni per conto dell’agenzia del demanio. Viene da argomentare che se veramente la società avesse tenuto alla concessione il percorso più lineare sarebbe stato di pagare l’importo chiesto dal Comune e fare causa per contestare il quantum. Invece come fatto capire il presidente Marconi in una recente conferenza stampa non intende pagare perché i crediti che vanta nei confronti del Comune sarebbero di gran lunga maggiori rispetto ai suoi debiti con l’Ente. E già si pensa alla gestione della struttura portuale post decadenza concessione. La maggioranza fa due ipotesi su cui scegliere: affidamento dei servizi in house alla partecipata Sgds e lo spacchettamento della concessione.
Ipotesi bocciate dall’opposizione del Pd che si chiede come possa effettuare degli investimenti la Sgds, dopo averla presentata in difficoltà economica e lo spacchettato ridurrebbe, e di molto, il valore dell’intera struttura e poi resterebbe da capire chi avrebbe fatto gli investimenti e chi gestito la parte comunale. Il Pd per l’affidamento della concessione propone lo svolgimento di una gara di appalto a livello europeo.
Silvio Sebastiani