Otto colpi di fucile: voleva uccidere i vigili urbani

Il comandante Dell’Arciprete: finora non si era mai andati oltre le minacce e piccoli atti

Fermo, (nel cerchio) i colpi sparati contro i vigili urbani (Foto Zeppilli)

Fermo, (nel cerchio) i colpi sparati contro i vigili urbani (Foto Zeppilli)

Fermo, 28 ottobre 2015 - Volveva uccidere o quanto meno ferire, l’uomo che l’altro ieri sera ha teso l’agguato ad un gruppo di agenti della polizia municipale all’interno dell’autoparco comunale, in contrada San Martino. Ieri mattina, infatti, la polizia scientifica di Fermo ha rinvenuto i pallettoni sparati dal fucile da caccia usato dall’attentatore. Ne erano otto, calibro sette, contenuti all’interno delle due munizioni esplose ad altezza uomo, come si può vedere dai fori rinvenuti sul muro e sulle saracinesche dell’edificio. Gli uomini del Commissariato, che indagano sulla vicenda, sono certi che l’arma usata è un fucile a due canne (comunemente chiamato doppietta) e che le munizioni rinvenute potranno essere utili a capire molte cose sull’identità di colui che ha sparato. Infatti, se si tratta di un arma regolarmente registrata, sarà possibile risalire al proprietario proprio dal tipo di proiettile che è stato esploso.

Ieri, tutto il corpo della polizia municipale è apparso molto turbato da quanto accaduto. «In 34 anni di servizio – ha commentato il comandante Antonio Dell’Arciprete – ho avuto modo di vivere minacce più o meno velate, danneggiamenti ad auto del Corpo e private, ma oggi dobbiamo registrare un’escalation di violenza allarmante. Questa volta si tratta di qualcosa di più, perché chi ha colpito, lo ha fatto per fare male, sparando ad altezza d’uomo. Io, tutto l’ambiente e i familiari dei miei uomini, siamo fortemente turbati, perché oggi potremmo essere qui a parlare di tragedia e perché non è escluso che certi gesti possano ripetersi».

Dell’Arciprete parla anche del possibile movente: «Non posso pensare che qualcuno si sia svegliato una mattina e abbia deciso di spararci. Quest’uomo serba un rancore enorme per arrivare a ciò. Ora bisognerà capire se l’agguato fosse rivolto a qualcuno in particolare o agli agenti in generale. In ogni caso, non cambia niente sulla gravità dell’accaduto, perché chi ha colpito lo ha fatto con premeditazione e con un’azione pianificata».

In effetti, l’uomo che ha esploso i due colpi di fucile caricato a pallettoni conosceva bene la zona: ha lasciato la sua auto distante, ha raggiunto a piedi la parte più adatta all’agguato, ha atteso l’arrivo dei vigili ed ha sparato. Un piano ben congegnato che gli ha permesso di fuggire indisturbato, approfittando del buio e della zona isolata.