Fermo: spedizione punitiva con le pistole, a processo

L’azione legata al traffico di droga e al controllo del territorio, per i membri del commando l’accusa è di duplice tentato omicidio in concorso

Sull’agguato a Lido Tre Archi hanno indagato i carabinieri

Sull’agguato a Lido Tre Archi hanno indagato i carabinieri

Fermo, 3 dicembre 2022 - Era stata una vera e propria spedizione punitiva in cui li avevano inseguiti fino in casa per esplodergli contro cinque colpi di pistola. Per questo motivo sono comparsi davanti al Collegio penale del tribunale di Fermo in cinque.

Si tratta di Anthony Gatto, un fermano di 33 anni originario di Napoli; Ferdinando Di Perna, 50 anni, di Fermo; Enrico Manzella, 49 anni, di San Benedetto del Tronto; Nelu Claudiu Ciucur, 44enne di origini romene, residente a Porto San’Elpidio, e Luminita Dumitrescu, 53 anni, di San Benedetto del Tronto, anche lei di origini romene.

Esce di scena il sesto imputato Saber Abd El Malek, un tunisino di 35 anni residente a Fermo, che nell’agosto scorso è deceduto in carcere per suicidio. Gli imputati, difesi dagli avvocati Giuliano Giordani, Ombretta Cognigni e Maurizio Cacaci, sono stati chiamati a rispondere di duplice tentato omicidio in concorso.

Nel corso dell’udienza di ieri, vista la reiterata assenza di uno delle vittime chiamate a testimoniare, i giudici hanno accolto la richiesta del pm di acquisire la denuncia fatta ai tempi dell’indagine, allo scopo di supplire alla mancata audizione in aula. Il processo è stato quindi aggiornato alla prossima settimana per le requisitorie e la sentenza. L’inquietante episodio si era consumato la notte del 5 giugno 2013 in un condominio di via Mattarella, nei pressi dei giardini del quartiere di Lido Tre Archi. Erano da poco passate le quattro quando alcuni uomini, uno con il volto coperto da un passamontagna, si erano recati nei pressi l’abitazione al piano terra dove vivevano due tunisini. Una volta di fronte al loro appartamento avevano fatto cadere a terra la moto dei nordafricani, che, attirati dal rumore, erano subito usciti.

Quando si erano trovati di fronte a quelle persone, uno dei quali con una pistola in pugno, i due tunisini, visto il pericolo imminente, avevano cercato scappare, rifugiandosi in casa, ma erano stati inseguiti dall’aggressore armato. I nordafricani, una volta nell’appartamento, per salvarsi dalla morte certa, avevano cercato di chiudersi in camera: il braccio dell’aggressore era rimasto incastrato nella porta e l’uomo con in pugno la pistola aveva iniziato a sparare. Poi si era recato all’esterno ed aveva esploso alcuni colpi contro la finestra. Nel gettarsi a terra per evitare i proiettili, uno dei tunisini era rimasto ferito, riportando una ferita alla testa. L’extracomunitario era stato immediatamente trasportato al pronto soccorso di Fermo. Sul posto erano intervenuti i carabinieri, che, dai bossoli, erano risaliti alla pistola utilizzata per cercare di uccidere i due tunisini: una Beretta automatica dello stesso tipo usato dall’esercito. Era emerso così che si era trattato di una vera e propria spedizione punitiva legata al traffico di droga e alla spartizione del territorio.