"Spedizione punitiva, 43 anni di carcere"

La richiesta del pm per i cinque componenti della banda accusata di aver inseguito ed esploso colpi di pistola verso due tunisini

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di Fabio Castori

Condanna a 43 anni di carcere. È stata questa la richiesta del pm Alessandro Pazzaglia nei confronti dei cinque componenti della banda finiti sotto processo per la spedizione punitiva, in cui avevano inseguito fino in casa le due vittime per poi esplodergli contro diversi colpi di pistola. Gli imputati, difesi dagli avvocati Giuliano Giordani, Ombretta Cognigni e Maurizio Cacaci, sono stati chiamati a rispondere di duplice tentato omicidio in concorso.

La richiesta del pm è stata avanzata nel corso della requisitoria tenuta durante l’udienza di ieri. Nello specifico le pene più alte si riferiscono ai due personaggi di spicco della banda, un fermano e un napoletano, per i quali sono stato chiesti rispettivamente 14 anni e 11 anni e sei mesi. Nove anni e sei mesi e sette anni e sei mesi per gli altri tre. Il Collegio penale ha deciso di non emettere la sentenza disponendo un’ordinanza i cui si chiede di ascoltare nuovamente un testimone per il riconoscimento delle voci presenti nelle intercettazioni telefoniche e per stabilire di chi fossero le utenze dei cellullari finiti nel mirino degli investigatori. Il processo è stato quindi aggiornato a marzo per la nuova audizione, per le ulteriori requisitorie e la sentenza. L’inquietante episodio si era consumato la notte del 5 giugno 2013 in un condominio di via Mattarella, nei pressi dei giardini del quartiere di Lido Tre Archi. Erano da poco passate le quattro quando alcuni uomini, uno con il volto coperto da un passamontagna, si erano recati nell’abitazione al piano terra dove vivevano due tunisini. Una volta di fronte al loro appartamento avevano fatto cadere a terra la moto dei nordafricani, che, attirati dal rumore, erano subito usciti.

Quando si erano trovati di fronte a quelle persone, uno dei quali con una pistola in pugno, i due tunisini, visto il pericolo imminente, avevano cercato scappare, rifugiandosi in casa, ma erano stati inseguiti dall’aggressore armato. I nordafricani, una volta nell’appartamento avevano cercato di chiudersi in camera: il braccio dell’aggressore era rimasto incastrato nella porta e l’uomo con in pugno la pistola aveva iniziato a sparare. Poi si era recato all’esterno ed aveva esploso alcuni colpi contro la finestra. Nel gettarsi a terra per evitare i proiettili, uno dei tunisini era rimasto ferito, riportando una ferita alla testa. Dalle indagini era emerso così che si era trattato di una vera e propria spedizione punitiva legata al traffico di droga e alla spartizione del territorio.