Tentato omicidio, due alla sbarra

Sono considerati responsabili di una spedizione punitiva

Tentato omicidio e lesioni personali aggravate. Sono queste le gravi imputazioni con cui sono comparsi alla sbarra ieri tre tunisini: Mohamed Akid di 46 anni, il fratello Saif di 31 anni e Jamil Nasri di 36 anni. I tre, difesi dagli avvocati Giuliano Giordani e Alessandro Ciarrocchi, si erano resi responsabili di una spedizione punitiva in un casolare di Torre di Palme, durante la quale avevano cercato di uccidere con una katana un giovane di origine marocchina e ferito lo zio. Nel corso dell’udienza che si è tenuta ieri davanti al Collegio penale del tribunale di Fermo, sono stati ascoltati sette testimoni, tra cui il ragazzo che aveva rischiato di morire a causa della brutale aggressione. Il processo è stato quindi aggiornato a maggio per le ultime testimonianze prima della sentenza. L’efferato fatto di sangue si era verificato la sera del 31 gennaio 2020 quando i tre tunisini avevano messo a segno un blitz nell’abitazione della vittima per un regolamento di conti. Il giovane di origini marocchine era stato gravemente ferito da numerosi colpi d’arma da taglio inferti con una katana, uno dei quali gli aveva reciso l’arteria femorale tanto da procurargli un arresto cardiaco. Dei tre autori dell’aggressione, uno era stato subito catturato dalla polizia, dopo un rocambolesco inseguimento in auto avvenuto tra Grottammare e di San Benedetto del Tronto. Durante la fuga gli altri due tunisini erano riusciti a fuggire scavalcando la massicciata ferroviaria. Subito dopo il tentato omicidio, le squadre mobili di Fermo e Ascoli avevano battuto a tappeto il territorio alla ricerca dei fuggitivi, che erano stati coperti per giorni da un italiano e da una romena fidanzata con uno dei latitanti. Alla fine però erano stati scovati a Grottammare e arrestati.

fab. cast.