"Torno in Africa, il Covid divampa"

Antonio Maini si occupa di logistica per i medici del Cuamm che aiutano Paesi in estrema difficoltà.

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Si riparte, si torna a viaggiare, si torna a vivere esperienze di cooperazione internazionale, dall’Italia verso l’Africa. Sono 16 i volontari di Medici per l’Africa Cuamm, tra loro anche Antonio Maini, elpidiense di adozione, papà da sei mesi, da diversi anni impegnato in Africa come supporto tecnico. A giorni si dovrebbe riprendere il volo dopo 3 mesi di totale lockdown che ha bloccato ogni aeroporto. Impossibile uscire o entrare dai Paesi africani. Impossibile anche riuscire a dare il cambio ai tanti rimasti sul campo, vicini alla popolazione e alle istituzioni locali durante la grande paura che la pandemia, specie all’inizio, ha provocato e che ancora non è superata. "Molte organizzazioni hanno deciso di rientrare attraverso i rari voli umanitari disponibili - spiega Antonio -. Il nostro restare sul posto, faticoso e non senza qualche rischio, sta aiutando a mantenere aperti gli ospedali e i servizi evitando il tracollo di sistemi sanitari già debolissimi e fragili. Insieme ai colleghi locali coltiviamo giorno per giorno la speranza". Oggi si torna con la paura di trovare il disastro, la fame, la difficoltà di restare al passo dopo la grande paura. Antonio si fermerà stavolta solo 3 mesi: "La nostra bambina ha solo sei mesi - racconta - aspettiamo il momento di poter partire tutti e tre insieme. Intanto vado io, lavoro nella cooperazione internazionale da diversi anni, ho studiato da geometra, poi all’università lettere e cooperazione internazionale. Sono stato in Ciad, in Sud Sudan, ho fatto il servizio civile in Camerun e Tanzania, è questo il mio destino, andare dove posso essere utile". Antonio andrà ad occuparsi di logistica, spiega che la situazione del Coronavirus in questo momento sembra abbastanza sotto controllo: "Non ci sono polmoniti, la preoccupazione è che le infrastruttura medico sanitarie sono fragili e quasi inesistenti, senza organizzazioni come il Cuamm non ci sarebbe il supporto medico". Cosa ti dà la forza ogni volta di ripartire? "Per me è uno stile di vita naturale, mi sento gratificato a collaborare con progetti di questo tipo, quando ti svegli la mattina, nonostante le delusioni e le frustrazioni, sai di partecipare a qualcosa di grande e di estremamente utile per molti. È una spinta forte e ti rimane. Ripartirò sempre, è questo il mio lavoro, non importa dove si va, l’importante è poter fare qualcosa di importante, poter cambiare la storia di qualcuno".

Angelica Malvatani