Per arrivare in paradiso bisogna ridurre la velocità, mandare la macchina a passo d’uomo, mettersi in ascolto. È un posto così Monna Terra, difficile trovare una definizione precisa per un luogo che sa di buono, che parla di natura, un agriturismo con 4 camere, 11 posti letto, un uliveto, cinque ettari di terra, uno spazio per fare yoga e esperienze di riflessione e consapevolezza. Era il sogno di Pablo Daolio e Nadia Pilato, entrambi milanesi di nascita, prima di qui imprenditori nel turismo a Portofino: "Uno spazio che ci stava stretto, racconta Pablo, sognavamo un casolare in campagna per un’idea di accoglienza che fosse qualcosa di unico. Per caso un amico a Milano mi ha parlato delle Marche che non conoscevo. Siamo finiti qui, sotto Torre di Palme, il mare sullo sfondo, la campagna intorno. Ci è sembrato il posto più bello del mondo". Nadia ha messo qui la sua anima creativa, i colori, lo stile, l’eleganza, il respiro aperto al mondo sono suoi: "Ho vissuto in giro per il mondo da quando ho 18 anni, poi in Liguria sentivo anche io il bisogno di qualcosa di silenzioso, di autentico. Qui abbiamo trovato questo, cerchiamo di respirare con la natura che oggi soffre del cambiamento climatico. Quest’anno il clima impazzito non ci offre nemmeno un litro di olio, siamo riusciti a coltivare grani antichi e un po’ di farro ma per il resto non è stato facile". La casa colonica, risalente all’800, è oggi un luogo bello, dove non è stato buttato via nemmeno un grammo di storia: "Abbiamo rispettato il profilo di questa casa e ci siamo preparati a offrire esperienze, una cucina legata alle verdure che produciamo, la fontana che era un abbeveratoio, i nostri cani, i gatti della zona che si sono trasferiti tutti qui. Siamo capitati con i lavori in piena pandemia, poi col rincaro dei prezzi, siamo riusciti ad aprire lo scorso anno". La domenica mattina capita spesso che si faccia lezione di yoga qui, c’è Silvia che è una maestra e una decina di partecipanti alla volta: "Quello che volevamo era condividere uno stile di vita in armonia con la natura che guarisce sempre. Facciamo saponi con le erbe, tisane, laboratori di cucina, di tintura naturale, di tutto quello che si può fare senza chimica e senza violenza, rispettando tutte le creature viventi".
Un’idea di turismo che funziona e che la scorsa estate ha attirato qui tanti visitatori, soprattutto stranieri: "L’inglese è praticamente la mia lingua madre, sottolinea ancora Nadia, chi chiama e cerca posti per le vacanze percepisce questo ed è già una bella accoglienza. Poi piace questa misura di riservatezza, di intimità. Certo, c’è ancora un po’ da lavorare, mi piacerebbe che il territorio credesse un po’ di più anche nel turismo fuori dalla sola stagione estiva, che si tenesse aperto anche da ottobre in poi. La prima volta che siamo arrivati qui, ad ottobre appunto, una sera di pioggia, non si trovava un posto per bere un bicchiere di vino. Poi però abbiamo sperimentato la straordinaria ospitalità che i fermani sanno dare e ci siamo sentiti a casa". L’altro limite che Nadia e Pablo vedono nell’offerta turistica locale è nelle infrastrutture: "Raggiungerci è difficilissimo, dall’aeroporto di Falconara è un’impresa arrivare qui in campagna. Non è possibile che non si investe su questo. Bisogna diventare una destinazione turistica, tutto l’anno, ma per questo occorre crederci come hanno fatto la Toscana e l’Umbria, molto prima di noi".
Angelica Malvatani