Trentuno persone scomparse in sei mesi

In Prefettura il punto sul tema ricerche e assistenza alle famiglie. Rocchegiani: "Nel Fermano c’è un piano rinnovato due anni fa"

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di Alessio Carassai

Dal 1974 ad oggi nelle Marche sono scomparse circa 700 persone, mentre dal primo gennaio al 30 giugno di quest’anno sono state presentate nel territorio fermano 31 denunce di persone scomparse di cui 16 ritrovate e 15 ancora disperse. Sono questi alcuni dei dati presentati ieri presso la Prefettura, in occasione dell’incontro promosso dal neo prefetto Michele Rocchegiani, per la giornata dedicata agli scomparsi. Presenti all’incontro Alessia Natali, responsabile di Marche e Abruzzo dell’associazione Penelope; il vice Questore Antonio Stavale; i comandanti provinciali dei carabinieri Gino Domenico Troiani; guardia di finanza Massimiliano Bolognese; vigili del fuoco Paolo Fazzini; capitaneria di Porto San Giorgio, rappresentati del Corpo del soccorso alpino, 118 e protezione civile: ognuno nelle rispettive competenze ha presentato il quadro della situazione. "Abbiamo organizzato quest’incontro per veicolare il patrimonio informativo e procedurale – dice il prefetto – che si attiva per la ricerca di persone scomparse e che si pone due obiettivi: intervenire tempestivamente e garantire vicinanza alla famiglia. Queste operazioni vanno svolte attivando il Piano di ricerca delle persone scomparse, che qui a Fermo è stato rinnovato a dicembre 2020. Questo è un territorio fortunato che ha già maturato una forte collaborazione fra istituzioni e associazioni". "Per gli scomparsi si innesca un difficile percorso psicologico, la vita familiare si congela senza avere una tomba su cui piangere – commenta Natali – Come associazione, oltre a collaborare con le istituzioni, fornire sostegno alle famiglie, siamo portavoce di richieste, come la modifica della legge 58, per ridurre da 10 a 5 anni il limite per sbloccare le procedure burocratiche di persone scomparse". Il profilo tipico di una persona scomparsa evidenzia uno stato di fragilità: anziani con malattie neurodegenerative; giovani che hanno subito abusi, ma anche allontanamenti volontari. Ben più complesso il percorso di minori stranieri non accompagnati che arrivano in Italia da soli, ma poi si allontanano dai centri di accoglienza. La prima cosa da fare è segnalare la scomparsa alle autorità: nome e cognome, età, colore degli occhi e dei capelli, indumenti indossati, numero di cellulare, ogni particolare è utile a definire il quadro. Quindi si attivano le ricerche stabilendo le aree, utilizzando nuove tecnologie come droni, elicotteri con telecamere termiche, ricerche telefoniche; affidandosi a corpi specializzati come sommozzatori, unità cinofile, l’obiettivo è quello di intervenire il più rapidamente possibile, perché nelle aree non antropizzate il fattore tempo è determinante per la sopravvivenza della persona.