Truffa allo Stato ed evasione: otto a giudizio

Le Fiamme Gialle hanno portato alla luce Iva non pagata per sette milioni nell’acquisto di prodotti elettronici e operato un maxi sequestro

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di Fabio Castori

Acquistavano smartphone di ultima generazione, computer, tablet e altri beni elettronici attraverso società fittizie e poi li rivendevano online, riuscendo così ad aggirare il Fisco. La scoperta era stata fatta dalla Guardia di Finanza, che aveva smascherato un’organizzazione che aveva il centro di assistenza a Fermo, dove si trovava il call center punto di riferimento degli acquirenti online. Gli otto componenti dell’organizzazione, tra cui un fermano, quattro residenti nella provincia di Ancona e tre ungheresi, sono stati rinviati a giudizio e finiranno sotto processo per truffa aggravata ai danni dello Stato ed evasione fiscale. Le Fiamme Gialle avevano scoperto che nel tempo l’organizzazione si era resa protagonista di una maxi evasione all’Iva per sette milioni di euro per l’acquisto di 30 milioni di euro di prodotti elettronici. I finanzieri avevano proceduto all’esecuzione di numerose perquisizioni e sequestri nelle province di Fermo, Macerata, Ancona, Udine e Cosenza nei confronti di italiani e stranieri coinvolti nell’ingente frode all’Iva sui prodotti elettronici e nel riciclaggio dei relativi proventi illeciti. La complessa operazione aveva permesso di scoprire, in oltre dodici mesi di attività investigativa, un vorticoso giro di acquisti, preordinato a consentire a noti commercianti marchigiani, un’ingente evasione dell’Iva su migliaia di smartphone di ultima generazione, computer, tablet e altri beni elettronici. Gli accertamenti svolti dalle Fiamme Gialle avevano, in particolare, permesso di individuare tre società "cartiere", domiciliate fittiziamente a Roma, prive di qualsivoglia struttura operativa, che venivano utilizzate per acquistare i prodotti da importanti fornitori ubicati in diverse regioni del nord e centro Italia e poi rivenderli prevalentemente tramite siti internet nella disponibilità dei principali indagati e mediante piattaforme web di vendite online con il sistema del drop-shipping, ossia un modello di cessione di beni grazie al quale il venditore cede un prodotto ad un utente finale, senza possederlo materialmente nel proprio magazzino. Era stata, inoltre, scoperta anche una vera e propria rete di customer care che, attraverso postazioni call center ubicate nella provincia di Fermo, forniva informazioni ovvero assistenza ai clienti dei prodotti venduti in evasione d’imposta. Parte dei proventi dell’evasione erano stati reinvestiti nell’acquisto di beni immobili situati nelle provincie di Fermo, Udine e Ancona, attraverso una società estera riconducibile all’organizzazione e a un’immobiliare italiana amministrata da un prestanome ungherese. Pertanto l’autorità giudiziaria aveva emesso un provvedimento di sequestro preventivo di beni immobili e mobili per 4 milioni di euro, ai fini della confisca. Tra questi un esercizio commerciale, un natante di oltre otto metri di lunghezza del valore di circa 150.000 euro, che era ancorato nel porto di Ancona, autovetture, immobili e il denaro dei conti correnti bancari.