Un kit per aiutare chi denuncia le violenze

Dono del Soroptimist ai carabinieri. Spesso si fatica ad andare in caserma: ecco uno strumento per raccogliere testimonianze ovuinque

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di Angelica Malvatani

Una stanza che vale come un abbraccio, il conforto di un luogo intimo e al riparo da tutto il brutto che c’è. Esiste dal 2017 nella caserma dei carabinieri di Fermo ‘Una stanza tutta per sé’, grazie alla donazione dell’associazione Soroptimist e alla determinazione del comandante provinciale, il colonnello Antonio Marinucci. È dedicata alle persone fragili, vittime di violenza, che oggi si arricchisce di un nuovo sofisticato apparecchio per registrare in maniera rapida le deposizioni di chi denuncia. Marinucci sottolinea che quella di Fermo è una delle 91 stanze in Italia organizzate proprio per rispondere al dolore più grande.

"Da allora – spiega – è stata usata diverse volte, anche per tutelare i bambini. L’apparecchio che ci dona Soroptimist oggi ci aiuta a migliorare l’esistenza di persone, bambini, anziani, donne vittime di violenza domestica. È un ulteriore passaggio di un progetto iniziato già nel 2021 con un protocollo di intesa con il Ministero delle pari opportunità e l’Arma dei carabinieri, per la creazione di un reparto analisi criminale con personale specializzato di secondo livello che si occupa dell’ascolto delle vittime, personale che è intervenuto a Fermo all’indomani dell’omicidio della bimba di Servigliano, proprio per la delicatezza della situazione". Due le persone formate a Fermo per l’accoglienza di primo livello, continui i momenti di formazione: "L’approccio alle vittime deboli è fondamentale, formeremo altre due persone per migliorare questo settore. Siamo felici di raccontare questa donazione che è un qualcosa in più per la società tutta, ci consente di qualificare il nostro intervento". Il colonnello raccomanda di denunciare, di fidarsi dei Carabinieri, di farlo con prontezza: "Sappiamo che le questioni familiari non si denunciano volentieri, ci sono remore, ma non portiamo le situazioni all’estremo. Ai primi segnali bisogna intervenire. Le caserme di Fermo e Montegiorgio sono pronte, poi il personale operativo fa il secondo intervento e possiamo avere sostegno da Roma in casi più complessi, è un metodo di lavoro ormai definito. Noi abbiamo bisogno di intervenire in maniera tempestiva".

La presidente di Soroptimist, Giovanna Paci, spiega che si tratta di un progetto che si allinea con uno dei pilastri dell’associazione, il contrasto alla violenza di genere: "Oggi doniamo un kit, con videocamera e microfono che consente altissime prestazioni e ripresa in qualunque situazione, anche al buio, consente di registrare rumori e di evitare ripetizioni o interruzioni, di domiciliare l’ascolto, utile al primo approccio, per raccogliere i primi elementi fondamentali per eventuali sviluppi investigativi e processuali dopo, anche per valutare il linguaggio non verbale utile a capire certe ". I carabinieri confermano un sensibile aumento delle violenze domestiche, nella prima fase di Covid la convivenza forzata ha fatto esplodere situazioni silenti.

Soddisfatti anche gli assessori comunali Micol Lanzidei, pari opportunità, e Mirco Giampieri, servizi sociali, per un sistema che si prende cura delle persone. Gianluigi Di Pilato, che guida il reparto operativo dell’Arma, spiega: "Nel fermano le potenziali vittime sono ‘fortunate’, in un certo senso, perché i vari enti fanno sistema, dalla sanità al volontariato, le forze di polizia, tutti si sono messi intorno ad un tavolo per avere una percezione reale del problema. La violenza psicologica si fa fatica a comprenderla. Le donne di cultura diversa non riescono a mettere a fuoco questa situazione, il dialogo tra gli enti è fondamentale, qui si possono trovare tranquillità e serenità per capire come affrontare e risolvere il problema".