Uniti nel ricordo di Emmanuel

Il giovane nigeriano fu ucciso quattro anni fa . Rossi e Buondonno: "Una targa era necessaria".

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Ce ne andiamo da un paese che ci odia verso un paese che non ci vuole. Cantava così Ivano Fossati, è una delle canzoni scelte per ricordare la tragica fine di Emmanuel Chidi Namdy, quattro anni fa ieri, in un angolo di Fermo che porta addosso i segni di quella scomparsa. Una celebrazione in versione ridotta causa Covid quella voluta dal comitato 5 luglio, con la Cgil, l’Anpi, tante associazioni del territorio e tutti quelli che hanno conosciuto lo sfortunato giovane, scappato dalla Nigeria per poi trovare la morte proprio a Fermo, dopo uno scontro con Amedeo Mancini che per quel fatto ha patteggiato e scontato una pena di quattro anni. È Massimo Rossi, consigliere comunale di opposizione, a sistemare una targa scritta a mano, la stessa che avrebbe voluto vedere qui, all’incrocio tra via XX Settembre e viale Veneto: "Abbiamo chiesto in Consiglio comunale che si ricordasse la morte per razzismo di Emmanuel, in una città che è sempre stata e vuole restare un modello di solidarietà, accoglienza e civiltà. Il sindaco non ha voluto, ha detto che sarebbe stata una scritta divisiva, siamo ancora qui a chiederci se questa città ha capito davvero quello che è successo". Dello stesso avviso Giuseppe Buondonno: "Non ci sono città razziste e città antirazziste in senso assoluto, quello che è capitato qui però è gravissimo e credo che la città non lo abbia compreso a fondo. Una targa era necessaria, per parlare con le giovani generazioni". I giovani ci sono, sono quelli di Noisette, rappresentati da Emma Azzurro, a dire che alle ingiustizie bisogna reagire. C’è Alessandro Fulimeni che ha vissuto la storia di tanti richiedenti asilo per lo Sprar: "Avevamo detto quattro anni fa che la storia di Emmanuel era solo il primo segnale, in questo tempo la situazione è anche peggiorate. Per questo torniamo a dire che una targa era necessaria".

a. m.