Cronaca’Vendesi Casina delle Rose’. E la politica insorge

’Vendesi Casina delle Rose’. E la politica insorge

Dal consigliere di minoranza Interlenghi all’ex assessore Cisbani: cresce il fronte dei contrari alla decisione assunta dal Comune

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di Angelica Malvatani

Prima la si voleva ristrutturare per farci un luogo di cultura, poi sembrava diventasse spazio per la ricettività e per uno studentato. Oggi torna in vendita la Casina delle Rose, con buona pace di tutte le dichiarazioni e i tentativi fatti negli anni, una scelta scellerata secondo il consigliere comunale di minoranza Renzo Interlenghi che ricorda come a vedere l’ex albergo ci hanno provato giunte di centrosinistra e di centrodestra: "Oggi però il sindaco imprime un’accelerazione al progetto di vendita, fregandosene dei cittadini e delle associazioni contrarie alla vendita. Questa maggioranza non ha progetti e fa del male alla collettività. La Casina delle Rose è solo uno degli esempi nefasti della politica di questa maggioranza, per non parlare dell’affaire dell’area Santa Lucia, oggi Steat, della mancata sistemazione dello sconcio di via Respighi, con tante promesse elettorali al vento, della variante di Marina Palmense, con l’antropizzazione di un luogo sacro agli ambientalisti, della destinazione di tutti i fondi del Pnrr a Campiglione con sacrificio di tutti gli altri quartieri, del mistero delle videocamere di Lido Tre Archi, dove ancora aspettano di essere realizzate le opere del mega progetto finanziato dallo Stato per circa 8 milioni di euro".

Anche l’ex assessore Giorgio Cisbani, già senatore, prende carta e penna per scrivere una lettera alla città, per chiarire come una amministrazione che non cerca il confronto con ogni energia della città "e decide limitandosi al confronto nel ristretto ambito dei "suoi", svolge una procedura burocraticamente corretta". Cisbani ricorda che il patrimonio del Comune di Fermo é immenso: "Forse se fosse stata fatta una seria valutazione, non credo si sarebbero trovate grandi difficoltà a reperire quei fondi che scaturirebbero dalla vendita della Casina. Evidentemente vi sono grandi urgenze ed importanti scelte da compiere che a me sfuggono, così importanti e grandi da rendere necessaria la vendita di gioielli di famiglia".

E aggiunge in particolare: "Quando amministravamo noi, il Teatro dell’Aquila, nel 1972, era in mano privata; la piazza che spesso viene trasformata in pista di ghiaccio, era un garage a cielo aperto, oggi, talvolta si ritorna all’antico, Villa Vitali é stata acquisita sottraendola alla speculazione, è stata impedita la costruzione di un ‘grattacielo’ a Lido, a fianco di quello di Porto San Giorgio; é stata impedita la cementificazione, parziale, ovviamente, del fiume Tenna - continua l’ex assessore Cisbani -. Bisogna mettersi in testa che senza un intelligente e convinto coinvolgimento delle diverse realtà, senza la partecipazione dei cittadini ieri non si sarebbe fatto nulla o poco, nonostante la sensibilità di diversi sindaci, Giostra in testa, e la particolare bravura di alcuni dipendenti, il segretario Farina in testa".