Fermo, "Non uccidete il Verde Mare"

Lo sfogo del titolare Chiesa che oggi sarà in tribunale

Verde Mare

Verde Mare

Fermo, 10 maggio 2018 - Ci sono momenti in cui fatica a trattenere il pianto Felice Chiesa. I suoi 88 anni indossati fino a poco tempo fa con disinvoltura oggi cominciano a pesare. Lui che è sempre stato abituato a lavorare, risolvere problemi, creare occasioni di incontro, progettare, si ritrova fermo, in attesa di qualcosa che non sa quando e se arriverà. Oggi c’è la prima udienza del processo che lo vede coinvolto per il suo campeggio, il Verde Mare, chiuso ormai da due stagioni. Prima del 2019 non si vedrà la fine del percorso giudiziario, in mezzo ci sono le storie delle persone che al campeggio lavoravano e che sono andate altrove, c’è la vicenda di un territorio che ha perso tanto in termini economici dalla chiusura di un luogo che portava 180mila presenze ogni stagione.

Piange e scrive, di continuo, le sue memorie, risponde, spiega e intanto sottolinea: «In un sequestro così drastico poi ci sono le conseguenze immediate che sono nell’abbandono dell’area. Abbiamo trovato altri cinque buchi nella rete perché c’è chi si introduce per sistemarsi all’interno del camping, con soluzioni di fortuna, e intanto rovina e peggiora il degrado che già c’è, hanno rubato tutto quello che si poteva. Per non parlare delle erbacce, degli animali, del disastro che si sta accumulando. Sono pessimista, anche se, come spero, la vicenda giudiziaria si dovesse risolvere per il meglio ancora due stagioni di chiusura sarebbero la fine per il Verde Mare, il disastro assoluto e definitivo. Mi pesa chiudere così la mia esperienza lavorativa». Ripensa al nonno di cui porta il nome, alla mamma, alla sua famiglia che tanto ha dato al Paese, all’impegno politico portato avanti in prima persona, al legame con la Repubblica Ceca dove lo conoscono come «ambasciatore turistico del fermano»: «Mi sono sentito trattare come un criminale, per situazioni che potevano essere risolte in altro modo, senza procedere al sequestro definitivo di tutta la struttura. Potevo pagare, demolire, sistemare, si poteva cercare un modo per non mettere in ginocchio la zona, il sistema turistico locale, un’attività storica e importante. C’è stata una severità nei miei confronti che non mi spiego, ho cercato di essere sempre corretto e di collaborare con tutti, oggi mi sento veramente stanco».

Intanto gli stagionali stanno portando via uno dopo l’altro le roulotte, intorno al Verde Mare il degrado si allarga e il silenzio fa male, la spiaggia è lasciata al caso, non si vede la fine di questa vicenda: «Assordante il silenzio di tutti, sono rimasto solo io a far sentire la voce di questa terra che amo, il lavoro di una vita sta finendo cancellato sotto quintali di vegetazione e io sono stanco, non ho più la forza. Se va avanti così saremo costretti a dichiarare fallimento e poi le questioni andranno avanti per decenni. Ci avevano proposto di aprire ma con limitazioni fortissime, sarebbe stato impossibile lavorare. Aspetto che la giustizia faccia il suo corso, certo, che posso fare? Ma non volevo che la mia storia finisse così, ho dato tanto, ho sperato e oggi sono stanco e veramente non so più cosa aspettarmi».