Fermo, bomba molotov contro i vigili. "Ho visto la morte in faccia, volevano colpire me"

L'agente Pieragostini: "Sei lettere minatorie recapitate a casa mia, ma non mi spaventano"

Fermo, bomba molotov contro i vigili. "Ho visto la morte in faccia" (foto Zeppilli)

Fermo, bomba molotov contro i vigili. "Ho visto la morte in faccia" (foto Zeppilli)

Fermo, 28 luglio 2017 - “Ho visto la morte in faccia. Se solo non avessi avuto i riflessi pronti per gettarmi sotto un’auto e quella bomba avesse centrato il muro piuttosto che entrare dalla finestra, non sarei qui a parlare”. L’agente della polizia municipale, Guglielmo Pieragostini, nonostante l’abbia scampata per miracolo, è leggermente contuso, ma lucidissimo nel raccontare cosa è accaduto ieri notte nell’autorimessa comunale di piazza Dante. 

“Io e il mio collega, Fabrizio Giusti, avevamo appena smontato dal turno di notte e ci eravamo recati nel nostro autoparco per lasciare la vettura di pattuglia e cambiarci. Era da poco passata la mezzanotte e ad un certo punto, mentre ci trovavamo al centro del piazzale, abbiamo visto una fiammella vicino ad un mezzo. Mi sono avvicinato per capire cosa fosse e ho visto che si trattava di un calzino imbevuto di liquido infiammabile che bruciava. Ho provato a spegnerlo, ma ho rischiato che quella fiammella si propagasse anche sui miei stivali. Una volta neutralizzato il fuoco abbiamo cercato di capire da dove fosse venuto quel calzino, ma non abbiamo notato nessuno”. 

Pieragiostini racconta poi di aver salutato il collega e di aver vissuto quei terribili cinque minuti in cui ha rischiato di morire bruciato: “Mentre stavo uscendo dall’ufficio, ho visto sul muro di fronte al piazzale una persona incappucciata che accendeva una miccia e che si accingeva a lanciare l’ordigno verso di me. A quel punto ho tirato fuori la pistola d’ordinanza ed ho sparato un colpo in aria per far desistere quell’uomo, ma non c’è stato nulla da fare: mi ha lanciato contro una molotov”. 

Un lancio di circa 15 metri che ha quasi colpito Pieragostini: “Mi sono visto l’ordigno piovere addosso e per evitarlo mi sono buttato sotto un auto di servizio. La bomba allora a colpito la finestra dell’ufficio, sfondando una zanzariera e finendo la sua corsa all’interno, dove ha preso fuoco. Ho subito allertato il mio collega che se n’era andato da un paio di minuti. Fabrizio è tornato immediatamente ed insieme abbiamo spento le fiamme”. 

Pieragostini non ha dubbi che il bersaglio degli attentati sia lui: “Ho capito chiaramente che ce l’hanno con me, o perlomeno soprattutto con me. Oltre alle due lettere minatorie rese pubbliche, ne ho ricevute sei recapitate direttamente a casa mia. Il 25 ottobre del 2015 i colpi di fucile hanno sfiorato me e anche questa volta l’obiettivo sono stato io. Se credono di farmi paura si sbagliano: indosso questa divisa da anni, con onore e professionalità e così continuerò a fare”.