Quale sorte per Villa Maroni? Il Comune vorrebbe demolirla, viste le precarie condizioni strutturali ma, siccome per il Segretariato regionale quello è un bene con un interesse storico artistico architettonico, l’amministrazione ha deciso di opporsi, presentando un ricorso contro il Ministero della Cultura. Ricapitolando i fatti. L’edificio è di proprietà del Comune dal 1998, ma da tempo versa in condizioni di pericolo crolli, tanto che l’area è stata transennata proprio per "scongiurare possibili interferenze con i residenti e gli utilizzatori degli altri corpi di fabbrica che costituiscono l’intero complesso" spiegano gli amministratori. L’intenzione è di demolire l’edificio proprio alla luce della instabilità (contando, peraltro, sull’avallo dato dalla Soprintendenza per la demolizione degli annessi alla villa, poi ricostruiti) ma, prima di procedere, l’amministrazione ha ritenuto bene di avviare una procedura di verifica dell’interesse culturale che potrebbe rivestire Villa Maroni. E l’esito di questa verifica chiesta al Ministero della Cultura – Segretariato Regionale delle Marche e comunicato tramite delibera dell’11 luglio scorso, ha sparigliato le carte in tavola in quanto è risultato che il bene riveste un interesse storico – artistico – architettonico. Tradotto: Villa Maroni non può essere demolita. E, a supporto del parere del Segretariato Regionale, è stata allegata una relazione storico artistica architettonica. L’amministrazione, tuttavia, non intende demordere dai propri intenti, tanto più che ha avuto modo di rilevare che il parere espresso dal Segretariato "si è basato su una documentazione ormai obsoleta, risalente al 2007, e su un esame visivo dell’esterno dell’immobile, senza eseguire sondaggi e ispezioni interne". Non solo. Nel parere dell’organo ministeriale non sarebbero state contemperate le contrapposte esigenze di mantenimento del bene da una parte e della garanzia della pubblica sicurezza dall’altra. A questo punto, le strade che si sono aperte per l’amministrazione avverso la deliberazione sono due: fare ricorso al Ministero della Cultura o presentare ricorso giurisdizionale nelle sedi competenti. E’ stata scelta la prima opzione, quella del ricorso amministrativo al Ministero e poiché ci sono dei tempi tecnici da rispettare per farlo, pochi giorni fa, la giunta ha autorizzato il sindaco a procedere in questa direzione.
Marisa Colibazzi